Combattere l'evasione fiscale è stato e rimane il
principale obiettivo di qualunque Amministrazione finanziaria,
finalizzata al duplice interesse di assicurare una equità e
giustizia fiscale in termini di contribuzione ovvero garantire
l'indispensabile equilibrio del bilancio pubblico.
Devo riconoscere che con le due ultime leggi finanziarie
vi è stato un significativo salto di qualità nella
strategia di contrasto nel suo complesso, dove la pubblica
Amministrazione ha introdotto accorgimenti tecnico normativi
di particolare spessore per contrastare l'annoso e perdurante
fenomeno della evasione fiscale (1, 2, 3, 4 e 5) .
Di particolare interesse, poi, appaiono i contenuti della
Circolare numero 9/06 della Direzione Centrale delle Entrate,
relativamente al commento degli indirizzi operativi e rivolta
agli Organi deputati all'attività di verifica e controllo
(6) .
Con la citata Circolare, si afferma fra l'altro che, nell'ambito della prevenzione
dei fenomeni di frode e più in generale dei comportamenti evasivi, l'attività di
intelligence sarà rivolta alle informazioni più idonee per evidenziare
quelle posizioni connotate da altro grado di pericolosità.
Più precisamente, al riguardo, si afferma testuale
che: ""In tale contesto l'attività sarà diretta
ad individuare quei soggetti richiedenti nuove partite IVA
che presentano elevati indici di rischio.""
Trattandosi di una condotta metodologica assolutamente innovativa,
voglio raccontare una vecchia esperienza professionale che
ho direttamente vissuto nella Guardia di Finanza verso la
fine degli anni '90, al termine di una verifica generale
- su base quinquennale - eseguita nei confronti di un "Evasore
totale".
Il contribuente, pur titolare di regolare Partita IVA fin dal 1985 ed esercente
l'attività di "autocarrozzeria" , negli anni, non aveva mai presentato
alcuna dichiarazione fiscale, tanto ai fini della imposizione diretta che indiretta.
A conclusione dell'attività di verifica e la contestuale
stesura della verbalizzazione dei numerosi e variegati rilievi
formali e sostanziali constatati (dalla Omessa istituzione
delle scritture contabili alla Omessa presentazione della
dichiarazione etc.), operazione questa cui ero tenuto a presenziare
quale Ufficiale Comandante del reparto, al cospetto del consulente
fiscale e dell'avvocato di fiducia del contribuente (la cui
presenza si rese necessaria per consacrare in atti alcune
dichiarazioni autoindizianti ex art.63 e 350 c.p.p.), ebbi
la brillante idea di chiedere "LE RAGIONI PER LE QUALI, PUR
AVENDO ACCESO LA PARTITA IVA, NON AVESSE MAI PRESENTATO
LE DICHIARAZIONI FISCALI ANNUALI?".
Il "carrozziere", trafelato e manifestando profondo stupore
per la mia domanda, a suo dire particolarmente ingenua, ebbe
a rispondere: "Comandante, mi meraviglio di lei che mi fa
questa domanda! Io sapevo bene di essere un evasore
totale. Lei non ci crederà, ma la Partita IVA mi è stata
indispensabile per operare in questi dieci anni. Vede, io
lavoro molto per il Comune (riparo le macchine dei VV.UU),
per le Forze di Polizia, Vigili del Fuoco.sa, sono i clienti
migliori.
Trattandosi di pubblica Amministrazione, la Partita IVA è stata
fondamentale per poter fatturare, perché diversamente, non potevo incassare.""
Di fronte a tale autentica e genuina testimonianza, mi caddero
le braccia, pensando nel contempo: "Quanti contribuenti sono
nella stessa condizione, ovvero già titolari di Partita
IVA e cattivi pagatori degli oneri tributari, nel senso che
non presentano alcuna dichiarazione fiscale?".
Nel giro di qualche settimana, attraverso la SO.GE.I. (Società Generale
Informatica, gestore dell'Anagrafe Tributaria per conto del
Ministero dell'economia e delle finanze), acquisii l'elenco
dei richiedenti la Partita IVA dell'ultimo triennio e che
non risultavano aver adempiuto agli obblighi successivi (fatturazioni,
dichiarazioni e versamenti).
Dal centro, le definivano "Partite morte".
Per la sola provincia di Bari, furono rilevate oltre centomila
decessi!!!
Quando si parla di fisco, anche per morire ci vuole "fantasia".
Bari, 09 marzo 2006
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