Prefazione
“La caducità delle cose, l'effimero del bello, l'incertezza della vita e le mille domande sull'esistenza. Maura Cannaviello fa il "salto" letterario dal suo primo racconto lungo e passa dal quesito giovanile del "che ne sarà di noi" al quesito esistenziale del "chi saremo ancora noi". Rosa di Plastica è un viaggio letterario e nell'immaginato che porta il lettore a vivere e sentire le gioie, le ambizioni, gli insuccessi e le aspirazioni di una giovane e rampante modella, pseudo–attrice e conduttrice catalana, tra gli ambienti di "addetti ai lavori" e il tanto inutile affannarsi per convincere, innanzitutto, se stessi di non stare vivendo una vita del tutto vuota e inutile. Maura Cannaviello in Rosa di plastica fa quello che potrebbe fare un sociologo di massa o un giornalista che vuole presentare un reportage tra i più veritieri o un appassionato di cortometraggi e con la sua macchina da presa, il taccuino e la polaroid si insinua in questo mondo e lo trasmette al lettore ricco e completo di ogni sua sfaccettatura; e il racconto allora diventa inchiesta e denuncia di un "decadimento" dei costumi e della nostra società attuale e di un mondo sempre più crudele, artefatto, ingannevole, perdente. La location scelta da Maura delle passerelle di moda e delle feste a base di cocaina e iniezioni di "botox", infatti, finisce per diventare nient'altro che un semplice pretesto per raccontare e rendere conto di un mondo fittizio e decadente, fatto di giovanissime modelle che si fanno saltare il "ciclo" pur di essere in perfetta forma per il giorno delle sfilate, di produttori e finanziatori stretti nel ricatto di piccole amanti senza scrupolo e senza morale, di rapporti di amicizia basati sulla falsità e sul tornaconto reciproco e soprattutto di legami di amore e familiari che si posano su menzogne reciproche e su ambizioni fallite e trasferite a discapito di valori più alti e dignitosi da madre in figlia, da fidanzato a fidanzata. Una diapositiva estremamente realistica e drammatica e nello stesso tempo una denuncia dell'effimero e della caducità di esso che la giovane Maura C. porta avanti con una lucidità e una bravura assolutamente perfette. In Rosa di plastica torna l'abilità e la capacità dell'autrice di (sentirsi) Come a un matrimonio in infradito, precedente e fortunato lavoro di Maura Cannaviello che sembra "tornare" a sprazzi nel linguaggio curato ma attuale, ricco di termini scientifici e tecnologici tra il vero e il maccheronico, nella capacità di presentare ai coetanei usi, modi e abitudini del terzo millennio e nelle citazioni di brani musicali e di artisti contemporanei. La bella novità di questo lungo racconto e nuovo lavoro dell'autrice è proprio la didascalia di alcuni testi di famosi brani che intervallano il testo e che "aiutano" il lettore nell'immedesimazione della trama e servono agli amanti della munisca e conoscitori dei generi per fare un giusto parallelo tra l'azione raccontata e la colonna sonora immaginata.”
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