Cosa è vostro?


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Morrowind

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

03-03-2007 23:00
Io, come molti sanno, sono un grande amante del Metal.Sempre molto scettico nei riguardi di San Remo sono stato: forse mi sono sempre rapportato con aria di sufficienza, forse con la consapevolezza di ascoltare sempre la solita canzone d'amore o la solita canzone commerciale dal ritmo orecchiabile.E quindi sempre per caso e sempre per un forse mi son ritrovato una sera ad accendere la televisione proprio su quel Rai Uno, proprio mentre andava in onda una canzone.

In una manifestazione dove lo sfarzo, le esorbitanti cifre o i meravigliosi modelli di bellezza sembravano farla da padrone appare lui.

In mezzo a quel palco, in mezzo a quelle luci e a quelle pompose decorazioni appare un giovane.Un giovane dal volto spaurito, piccoli occhi bassi che sembravano non ritenersi all'altezza di quella vasta platea.

Quei capelli arruffati e quel volto semplice, quella maglietta che quasi faceva a pugni con i jeans e la felpa.Apparentemente non par aver niente in comune con il resto della manifestazione, quasi consapevole di esser nessuno inizia a cantare chiudendosi tra le spalle e mettendo le mani in tasca.Par chiudersi in guscio, ma è in quel mentre che le luci si abbassano e la sua voce esce per dar voce ai suoi pensieri.Per cantare, semplicemente.

Quella voce fuoriesce quasi a stento dalla sua bocca, una voce roca.Quasi un lamento che par trovare difficoltà ad uscire da quel corpo.Quella paura vivida nei suoi occhi, quel timore nel suo cantare basso non è nient'altro che il simbolo di una realtà fin troppo ben radicata nella nostra Italia.

Quel titubare è comune a tutte quelle persone che ogni giorno devono subire l'oppressione della malavita.Quelle persone che con il loro acconsentire tentano di proteggere le proprie famiglie, i propri figli. E sono proprio questi figli, giovani come lui, giovani come NOI che sono stanchi di dover camminare a testa bassa mentre Cosa Nostra con i suoi fili continua a maneggiare le nostre vite.

Allora la rabbia che nasce in noi vuole trovare uno sfogo.

Quella rabbia fuoriesce dalla bocca di questo giovane, che par prendere coraggio per urlare a quella platea che come problema più grande ha quello di sfoggiare l'abito all'ultima moda per apparire più grande agli occhi di tutti, la sua profonda angoscia e ria nei confornti dell'ingiustizia. Il movimento delle sue mani che paiono prendere una decisione, paiono prendere una posizione.

La posizione di un fermo NO a tutto questo.

E lui con una semplice parola mette in discussione l'intero pubblico, l'intera Italia.

"Pensa"

Fabrizio Moro, questo giovane non chiede nient'altro che questo a coloro che ogni giorno fan crescere milioni di euro da alberi innaffiati con il sangue di uomini, uomini che hanno avuto l'ardire di reclamare per se e per gli altri un pò di LIBERTA'.

Io sono un campano e sento mia questa canzone.
Prima di essere campano sono un italiano.
Prima di essere un italiano sono semplicemente un uomo.

Lui mi ha chiesto di pensare e io dico che questa libertà va concessa ad ogni uomo,uomini proprio come me.

http://www.media.rai.it/mpmedia/0,,RaiUno-Sanremo2007%5E19435,00.html

Questa è la canzone, ma per me è molto di più.
E' l'animo di una gioventù ormai stanca.
E' la voglia di un futuro migliore e soprattutto:
LIBERO.

 
Kailash

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-03-2007 03:47
morrowind le tue parole mi hanno commosso sei un grande gerardo sei riuscito anche a staccarti dal metal per un po e hai fatto un ottima riflessine......bellissimo pensiero da insegnamento

 
Cipo

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-03-2007 10:44
Eh si Gerà...

peccato che quello che pensi tu come quello che penso io sia utopia.

Vivere in modo utopistico è libertà.

Tante piccole cose o anche grandi, come questa canzone, ci danno una speranza.

Vivere nella speranza è libertà.

Ma la cosa reale è che il mondo è infame, lo è sempre stato e tale rimarrà.


Paolo

 
Sophya

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-03-2007 10:28
"Questa è la canzone, ma per me è molto di più.
E' l'animo di una gioventù ormai stanca.
E' la voglia di un futuro migliore e soprattutto:
LIBERO."


Grazie per il magnifico post...

Fosse per me lo metterei in rilievo...

Merita attenzione, e sopratutto, come dice anche Fabrizio, un pò di riflessione.

 
Lucius

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-03-2007 10:41
La canzone non mi piace, molto sinceramente.

Le parole e la rabbia di quel ragazzo invece le sento più vere.

Le parole che scrivi tu invece, Morro, le sento come un grosso macigno, perchè la penso esattamente come te riguardo a certe cose.

Personalmente odio questo tipo di mentalità, odio le persone che cercano di mantenere qust'effimero dominio sugli altri, odio tutto ciò che riguarda la mafia e i mafiosi.

E ti assicuro che so bene cosa siano.

Non vedo soluzioni realistiche al problema, onestamente.
Si posson sgominare bande, famiglie, arrestare gente eccetera, ma rimane un un fatto di "cultura" (per non dire altro, cerco di esser pacato).

E' proprio quello il problema, non è mafioso solo che spara. Mafioso sono stato io, fino a quando ho visto e ho lasciato correre, per paura.

Mafiosa è la gente che non può o peggio non vuole reagire, tutti coloro che preferiscono una vita da schiavi, ad una dignità di cui NECESSARIAMENTE ci dobbiam riappropriare

Non ci si può nascondere più dietro a nulla, tu dici prima di essere un Italiano sono un uomo.

Io dico cerca di esserlo sempre, anche se non sarà facile, tu come uomo potrai trovare dentro di te quella libertà che meriti, che ti è dovuta.

Luciano

 
Folkvir

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-03-2007 14:08
Sta pensando proprio a quella canzone in questo momento, là sto anche ascoltando......
Secondo me in un san remo per vecchi e barboso.... è come una luce...... Una canzone piena di significato.....
Che esprime qualcosa di vero autentico...... Un ragazzo là scritto che non ha neanche la macchina, mentre i suoi colleghi vivono nel lusso più sfrenato....
Mi limito a scrivere il testo ma ascoltandola è molto ma molto diverso:

Pensa

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perchè hanno denunciato
Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
Di faide e di famiglie sparse come tante biglie
Su un'isola di sangue che fra tante meraviglie
Fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
Di una generazione costretta non guardare
A parlare a bassa voce a spegnere la luce
A commentare in pace ogni pallottola nell'aria
Ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
Hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
Con dedizione contro un'istituzione organizzata
Cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
E' nostra... la libertà di dire
Che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse tutto bruciato
Perchè in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa


 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

05-03-2007 02:54

Non tutti gli individui conviventi in una micro o macro società sono disposti a trasformare il disagio in sogno. Laddove "la corsa del tempo spariglia destini e fortune", mettendoli a continuo confronto nella condivisione di uno spazio ristretto, nasce l'invidia; la disamistade, la faida, nasce dal desiderio irrealizzabile di fermare il tempo e di eliminarlo per riportare il mondo a una ipotetica condizione originaria in cui tutti siamo uguali.


La faida consiste nel paradosso di ammazzare l'ultimo assassino e l'autorità interviene quasi sempre a sproposito, giudicando frettolosamente in base a testimonianze equivoche, penalizzando innocenti che, scontata una pena ingiusta, diventano i nuovi luttuosi protagonisti della carneficina: in particolare quel "disarmarsi di sangue" da parte dei componenti di due famiglie è originato dalla costrizione alla convivenza all'interno di un esiguo territorio, ma quella manciata di case, quel piccolo paese con relativo tempio religioso, non rappresenta che il vetrino, la miniatura di più popolose società organizzate in territori di ben più vasti confini.



Fabrizio De Andrè - Disamistade

Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa

a misura di braccio
a distanza di offesa
che alla pace si pensa
che la pace si sfiora

due famiglie disarmate di sangue
si schierano a resa
e per tutti il dolore degli altri
è dolore a metà

si accontenta di cause leggere
la guerra del cuore
il lamento di un cane abbattuto
da un'ombra di passo

si soddisfa di brevi agonie
sulla strada di casa
uno scoppio di sangue
un'assenza apparecchiata per cena

e a ogni sparo di caccia all'intorno
si domanda fortuna.

Che ci fanno queste figlie
a ricamare, a cucire
queste macchie di lutto
rinunciate all'amore

fra di loro si nasconde
una speranza smarrita
che il nemico la vuole
che la vuol restituita

e una fretta di mani sorprese
a toccare le mani
che dev'esserci un modo di vivere
senza dolore

una corsa degli occhi negli occhi
a scoprire che invece
è soltanto un riposo del vento
un odiare a metà

e alla parte che manca
si dedica l'autorità.

Che la disamistade
si oppone alla nostra sventura
questa corsa del tempo
a sparigliare destini e fortuna

Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa



 
Alexdomi

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

05-03-2007 09:48
C'ho messo un po' a scrivere perché ieri mi sono incazzato come una bestia. La canzone l'ho sentita l'altro ieri, dopo che ha vinto, visto che non ho seguito San Remo. Ma più la sento e più m'incazzo.

Comunque, che belle parole! Delle canzoni, ma anche le vostre.

E' un peccato limitarsi solo alle parole, ma ci sono poche altre soluzioni.

Il problema è che anche le manifestazioni, i proclami contro la malavita sono "inquinate".

L'anno scorso, non molto distante dal mio paese, hanno ammazzato Fortugno. Poco dopo c'è stata la manifestazione dei giovani di Locri e io non ci sono andato. M'hanno detto: "Ma sei scemo, perché non sei venuto?"

Il motivo è semplice. Tanti dei componenti di quelle belle "famiglie" erano lì a manifestare e io non me la sono sentita. Per me sarebbe stata una cosa ipocrita. Forse ho sbagliato, ma, facendo così, mi sono accorto di una brutta cosa, che non avrei mai pensato di me stesso. Per un attimo mi sono sentito uguale a tutti quei politici che parlano, parlano, ma poi non fanno niente.

Voi penserete "Avrà avuto paura...". No, non è questo. Mi sono accorto che se non mi toccano nell'intimo non reagisco, se non toccano la mia famiglia o i miei amici sono capace di provare indignazione, rabbia, ma non riesco a trovare la forza per reagire. E non ho capito se è perché non credo che ci sia una soluzione concreta o perché sono una persona diversa da quello che pensavo di essere.

In ogni caso, dovrò cercare di cambiare, ma non penso sarà facile. Io mi considero una persona buona, con uno spiccato senso della giustizia (forse), ma finora non mi ero mai posto il problema di risolvere queste faccende, se non sperando un giorno di fare il p.m.

Solo che, a questo punto, mi chiedo: "Sarò in grado di farlo come loro?" e penso che dovrò farmi una bella analisi di coscienza. Se la risposta sarà si, mi impegnerò con tutte le mie forze. Ma se la risposta sarà no spero di trovare, in futuro, qualcuno da seguire...

Riflettendoci bene sono arrivato alla conclusione che le uniche vie d'uscita possibili sono o trovare tante persone (e per tante non intendo 10 o 20, ma decine di migliaia) che abbiano lo spirito di Falcone e Borsellino oppure ribellarci tutti.

Mi sento male a dire che l'ultima spiaggia sia la violenza, ma sinceramente, non vedo altre soluzioni e la prima mi pare più difficile, anche se sarebbe quella giusta.

Le parole sono belle, ma ora servono i fatti.

 
Lucius

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

05-03-2007 13:30
Ho avuto a che fare con questa gente.

Ho commesso delle azioni, quando la libertà e la sicurezza mia e dei miei cari era seppur lontanamente a rischio.

Non avrei voluto, ma in quei momenti non vedevo altre soluzioni.

la violenza ha molte forme, ho applicato quella più semplice e significativa, quella che agisce sulle cose, non sulle persone.

Per questa gente è uguale d'altronde.

Me ne vergogno, perchè non sono un violento e perchè mi sento ora a distanza di qualche anno simile a loro.

Il risultato è che per me non è opportuno stare più di un mesetto nel posto in cui sono nato e cresciuto.

Un compromesso, vile se volete, ma il timore che qualcuno dei miei possa subire violenza, mi fa accettare tutto.

E' molto, molto difficile riuscire a condurre una vita dignitosa in mezzo a certe situazioni.

Io ci ho provato, e forse ci sono riuscito, quello che non sono riuscito a fare però è annullare la paura ed il senso di solitudine.

Quello che non sono riuscito a fare, è rendermi libero nel luogo in cui dovrei esserlo di più, ovvero la mia casa, il mio paese.

Non credo che bisogna sempre e comunque guardare ai grandi eroi come Falcone, Grosso, Losardo, a volte pensare ad una umiltà più dignitosa è più realistico.

è più fattibile.

Cultura e coscienza interiore, queste sono le vere armi con cui si posson combattere queste schifezze.

 
Alexdomi

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

06-03-2007 09:42
Coscienza sociale, più che interiore.

Dovrebbero essere deplorati i loro comportamenti.

Ma come tu ben sai, dalle nostre parti, il rispetto si ottiene solo dimostrando di essere più forti.

E chi compie atti illeciti è considerato un grand'uomo.

Il problema è che prima si diceva che questo sentimento di tolleranza all'illegalità c'era solo qui al sud.

Ma da quello che succede in giro, si capisce che è una cosa molto più generalizzata.

Si pensa, per qualsiasi reato: "Tanto se mi beccano sono fuori dopo poco. E allora chi me lo fa fare di andare a lavorare e a rompermi la schiena..."

Il problema sta nel sistema, non nelle persone.

Se il sistema è sbagliato le persone diventano sbagliate.

Fosse per me (magari sono un po' esagerato) reintrodurrei i lavori forzati (e pure la legge del taglione in alcuni casi: per i pedofili, per es., per me c'è solo una pena giusta e ti lascio immaginare quale sia).

Però penso anche che ci dovrebbero essere delle pene differenziate. Non si può paragonare uno che ruba una mela perché non ha niente da mangiare a uno che ruba solo per arrichirsi.

Per me il problema è sociale, non personale. Magari le stesse persone in contesti diversi avrebbero agito in modo diverso.

Infatti, io penso di essere stato educato per bene e non mi comporterei in modo "criminale" quasi mai (solo in alcuni casi estremi, come ho scritto sopra, per difendere un mio familiare o un mio amico). Ma non so se mi sarei comportato allo stesso modo crescendo in una famiglia e in un ambiente diverso, più "critico".

 
Lucius

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

06-03-2007 14:26
....Ci Hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame

De Andrè (mella mia ora di libertà, da Storia di un impiegato).

lecito e illecito è oggettivo.

giusto e ingiusto è soggettivo.

i pochi di voi che hanno modo di conoscere qualcosa di me anche solo da un pc, sanno che il mio modo di vedere le cose e di agire tengono conto delle leggi vigenti in modo molto esile.

ma qui non si parla di leggi, qui si parla di mafia.

e per i motivi già detti in precedenza, a me la mafia fa schifo, la cultura mafiosa fa schifo, e i mafiosi mi fanno schifo.

è una vera e propria forma di odio, dettata da cultura e ragione e anche passione.

non mi importa che le leggi o comunque la loro applicazione non limiti il fenomeno, mi fa schifo lo stesso.

 
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