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Tommasus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

02-04-2008 22:00
Di respirare la stessa aria
di un secondino non mi va
perciò ho deciso di rinunciare
alla mia ora di libertà
se c'è qualcosa da spartire
tra un prigioniero e il suo piantone
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione
che non sia l'aria di quel cortile
voglio soltanto che sia prigione.

È cominciata un'ora prima
e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola
e poi insieme verso l'uscita
non mi aspettavo un vostro errore
uomini e donne di tribunale
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci sono stare.

Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là
ho chiesto al meglio della mia faccia
una polemica di dignità
tante le grinte, le ghigne, i musi,
vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera.

Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei,
si sta chiedendo tutto in un giorno
si suggerisce, ci giurerei
quel che dirà di me alla gente
quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio
da un po' di tempo era un po' cambiato
ma non nel dirmi amore mio.

Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.

E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.
Ci hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame.

Di respirare la stessa aria
dei secondini non ci va
abbiamo deciso di imprigionarli
durante l'ora di libertà
venite adesso alla prigione
state a sentire sulla porta
la nostra ultima canzone
che vi ripete un'altra volta
per quanto voi vi crediate assolti
siete lo stesso coinvolti.
Per quanto voi vi crediate assolti
siete lo stesso coinvolti.




"Nella mia ora di libertà" una delle canzoni del Faber che preferisco, atto finale della storia di un impiegato, racconta l'ultimo cambiamento del nostro caro impiegato che, dopo lotte subconscie, diventato bombarolo, arrestato, condannato ed abbandonato, abbandona gli individualismi, svestiti i panni dell'eroe, diventa fautore della rivolta e nell'ultima sua intrinseca rivoluzione inizia a pensare in collettivo.

Crescita o devoluzione?

Possibili cambiamenti del genere nella nostra società?

Collettivisti o individualisti?

 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-04-2008 12:26
Premetto che adoro Faber, in ogni sua espressione artistica.

L'ho studiato molto, sia musicalmente che testualmente, e continuo a farlo. Tuttavia, spesso le sue composizioni vengono mal interpretate.


Prendiamo il suo Concept Album "Storia di un impiegato". Molti pensano sia un inno al terrorismo, alla risposta con la violenza ai soprusi, quando non c'è nulla di più lontano dalla realtà.


Tutta la storia, a partire dalla citazione del Maggio Francese, per finire al testo riportato qui sopra da te, ci racconta sottilmente la degenerazione terroristica del periodo degli anni '70, scaturita dalla protesta della classe proletaria per avere più diritti.

In tutti i brani iniziali, Faber espone in prima persona i pensieri che sollecitavano i movimenti di quegli anni, pensieri che spesso (per la disperazione) sfioravano idee oltre le righe, a partire da La Bomba In Testa fino all'ipotesi di poter uccidere tutti i potenti e ricchi del paese Al Ballo Mascherato.

Ma badate, non sta lodando tali iniziative, espone solo un pensiero comune della società proletaria di quel periodo, e cerca di analizzare cosa abbia portato a questi pensieri.

Infatti, dalla canzone Il Bombarolo, tutto cambia, per la prima volta Faber si dissocia dal suo protagonista ("così pensava forte un trentenne disperato, se non del tutto giusto quasi niente sbagliato"): il suo distacco, oltre che stilistico è di certo anche ideologico.

Qui l'impiegato decide di percorrere la strada individualista, e mette in atto il suo attentato da bombarolo per risolvere, almeno crede, ogni problema. Ma è chiara la conseguente delusione per gli esiti della sua decisione, citando una delle molte frasi degli ultimi testi dell'album, "Il suo pinocchio fragile" si rivelerà solo una soluzione bugiarda alla tensione sociale che affliggeva il paese.


Trovo bellissimo il brano che hai postato, Tom, l'ultimo dell'album, perché sottolinea come le ideologie per vivere vadano perpetrate col pensiero collettivo e non con azioni individuali da pseudo eroi, e il protagonista capisce che la lotta perchè sia utile deve esser collettiva e non del singolo.

Cito un passaggio di questa canzone che personalmente adoro:



"Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni"



Grazie Tom per averci dato questo spunto di riflessione.

 
Tommasus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-04-2008 12:46
vabbeh la critica al terrorismo è vivida in tutto il disco, si fanno riferimenti al potere, ai "soci vitalizi del potere", tant'è vero che in sogno numero 2, il nostro caro impiegato comprende che il potere sa tutto (noi ti abbiamo osservato/dal primo battere del cuore/fino ai ritmi più brevi/dell'ultima emozione) e permette ciò che gli consente di rigenerarsi, storia di un impiegato parla proprio di questo, dice che l'individuo da solo non può fare niente, l'individuo di se per sè non è niente!

 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-04-2008 13:13
Esatto Tom, però non tutti afferrano quel significato.

Proprio nel pezzo che dici tu, che potrebbe sembrare un vaneggio onirico (XD) ci sono due passaggi essenziali per comprendere questo. Quello che hai citato tu, dove lo osservavano:

"quando uccidevi,
favorendo il potere
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa
della loro celebrazione."


E la considerazione sul significato di un possibile suo attentato terroristico:

"E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge
quello che non protegge
la parte del boia."


Ora, ovviamente per rispondere alla tua domanda del post iniziale, ritengo che se un pensiero non è portato avanti da una collettività, non può portare a nulla. A nulla.

Tuttavia..

Ritengo che non sia la collettività a partorire l'idea, ma una ristretta cerchia di singoli individui che poi trasmettono l'idea ad una collettività. A volte è la collettività stessa a decider di accoglierla, a volte pensa di accoglierla quando invece gli è indirettamente imposta.

Per fare un esempio, lo stesso Nietzsche sosteneva, non troppo tempo fa infondo, di aver individuato qual è l’istinto che pertiene alla formazione della morale moderna e all’elezione del suo sistema di valori: l'istinto gregario o istinto del gregge.

E sempre per attenerci al pensiero di Nietzsche, che sotto molti aspetti condivido, c'è chi sostiene che la storia sia quel lasso di tempo necessario a qualche individuo per spiccare sugli altri e lasciare un segno indelebile nella ciclicità storica.

Ovviamente, senza massa il singolo non avrebbe la forza per affermarsi, e viceversa senza un'idea che parte da uno o da pochi, la massa stessa non potrebbe far storia.

Ma non ritengo sia possibile attribuire un'idea alla massa, poiché per sua stessa natura questa non può aver coscienza di sé stessa. Piuttosto è la massa a render possibile un'idea partorita da individui.

 
Alexdomi

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-04-2008 14:07
Il pezzo della canzone che mi piace di più è questo:

E adesso imparo un sacco di cose
in mezzo agli altri vestiti uguali
tranne qual'è il crimine giusto
per non passare da criminali.
Ci hanno insegnato la meraviglia
verso la gente che ruba il pane
ora sappiamo che è un delitto
il non rubare quando si ha fame


Avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma ho divagato troppo iniziando a pensare a rivoluzioni, libertà, dignità, liberazione dal bisogno, coscienza di classe, all'evoluzione (anzi, è meglio dire alla storia) dell'economia...

Quindi mi sono dovuto limitare e mettere solo il pezzo della canzone che mi piace di più.



Solo due cose mi preme dire:



- Angelus, eccome se può esistere (per me) un'idea di massa: è vero che deriverà sicuramente da uno o pochi individui la sua elaborazione, ma rimarrebbe tale se non ci fosse un'azione collettiva che ne porta avanti le ragioni. L'idea è individuale, ma la massa la fa sua quando questa idea diviene coscienza comune, quando tutti la ritengono giusta e sono pronti a lottare per difenderla.
Faccio un esempio, che penso sia banale, per spiegarmi meglio: i diritti che oggi riteniamo acquisiti (le libertà fondamentali, principalmente) sono elaborate da secoli, se non da millenni (anche nell'antichità alcuni privilegiati avevano dei diritti assimilabili alle moderne libertà; non tutti avranno avuto gli stessi diritti, ma diritti e libertà esistevano anche allora). Sappiamo tutti che solo nei decenni passati queste libertà si sono affermate con forza (almeno in Europa e anche se non dappertutto nel nostro stesso continente).
Pensi che sarebbero state domandate con la stessa forza se non ci fossero state istanze così profondamente sentite nella società (nei popoli o nella massa - sotto questo punto di vista sono termini che si possono utilizzare come sinonimi)? Io penso proprio che i governi europei non avrebbero fatto le stesse scelte se non ci fossero state queste spinte.
Secondo me, nel secondo dopoguerra, anche se non c'è stata nessuna formale rivoluzione l'idea della massa era "toccabile" e interventi governativi che avessero deviato da tale idea avrebbero quasi sicuramente portato ad una rivolta delle masse.



- la seconda cosa che ho da dire è che non mi piace come misura della ricchezza di una nazione il PIL. Per far capire l'idea che ho, vorrei citare una frase (penso abbastanza famosa) di Kennedy, riferita appunto al PIL:

"Non considera la salute dei nostri figli, la qualità della loro istruzione, la gioia dei loro giochi. Non considera rilevanti la bellezza della nostra poesia o dei nostri matrimoni, l'intelligenza del dibattito politico o l'integrità dei pubblici funzionari. Non misura né il coraggio, né le speranze, né la fede del nostro paese. Misura tutto, fuorché ciò che rende la vita degna di essere vissuta; può dirci tutto dell'America, meno la ragione per la quale siamo orgogliosi di essere americani."

Una frase che mi ha fatto venire i brividi quando l’ho ascoltata. Non solo perché pronunciata da un grande uomo come Kennedy, ma anche perché è vera in ogni sua parte.
Il PIL ci fornisce dei dati: in base ad essi una nazione diventa più ricca se cresce e cresce solo se produce di più.
Produrre e consumare, produrre e consumare... E' questo quello che mi fa arrabbiare di più. Per come la vedo io nel sistema attuale mondiale (nonostante i passi in avanti che si sono fatti rispetto al passato - anche se solo in alcune parti del mondo) è poca l'importanza che si dà al singolo individuo. E fino a quando il mercato la farà da padrone poco potrà cambiare. Un mondo fondato sul mercato mercifica ogni sua componente: ciò è chiaro e logico per i prodotti, ma è possibile che lo stesso criterio debba essere adoperato per inquadrare i lavoratori? Ogni persona è vista come potenziale consumatore e come potenziale lavoratore.
E' possibile che un individuo sia solo questo?



Mi sa che mi sono dilungato lo stesso e sono andato un po' fuori binario... Solo che quando inizio non mi trattengo.
Grazie ad Angelus per avermi segnalato la discussione e a Tommasus per averla aperta.

 
Angelus

Terre Esterne Cittadino libero Nessuno

04-04-2008 20:30
Angelus, eccome se può esistere (per me) un'idea di massa: è vero che deriverà sicuramente da uno o pochi individui la sua elaborazione, ma rimarrebbe tale se non ci fosse un'azione collettiva che ne porta avanti le ragioni. L'idea è individuale, ma la massa la fa sua quando questa idea diviene coscienza comune, quando tutti la ritengono giusta e sono pronti a lottare per difenderla.


Ma su questo sono d'accordissimo, Alex, ma come sottolinei anche tu, l'idea non parte mai dalla collettività, per quanto quest'ultima possa poi coltivarla.

 
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