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Profilo del PG Aconito
Femmina Nessuno Terre Esterne |
Aconito |
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{Si tratta di un diario scalcagnato con una consumata copertina bordeaux, consumata dall'uso. Prima delle pagine scritte si trovano parecchi foglietti volanti. Pergamene ingiallite con poesie gitane, una lettera d'addio, un ritratto dell'Artiglio Horowitz e una pergamena con disegnati dei fiori} *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * Porto il nome di tutti i battesimi, ogni nome il sigillo di un lasciapassare per un guado, una terra, una nuvola, un canto un diamante nascosto nel pane, per un solo dolcissimo umore del sangue, per la stessa ragione del viaggio: viaggiare... Il cuore rallenta e la testa cammina... Poserò la testa sulla tua spalla e farò un sogno di mare e domani un fuoco di legna... Perché l'aria azzurra diventi casa, chi sarà a raccontare? Chi sarà? Sarà chi rimane... Io seguirò questo migrare... Seguirò questa corrente di ali... *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * Io sono la terra delle tue radici, lo dice il talismano della tua pelle, lo dice il cuore e il fuoco della tua pelle... Il talismano della tua pelle mi ha detto che cammino a piedi scalzi di sentiero in sentiero, lungo tutte le strade che ci sono nei tuoi sogni, che sono il mare di tutti i tuoi porti... Il Talismano della tua pelle mi racconta, che il tuo destino verrà a bussare alla mia porta... *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * Di tutti i poeti e i pazzi che abbiamo incontrato per strada ho tenuto una faccia e un nome una lacrima o qualche risata. Abbiamo bevuto a gollo o fatto tardi in qualunque taverna riscoperto le storie del mondo sulle note di qualche canzone. Abbiamo girato insieme ascoltato le voci dei matti incontrato la gente più strana e imbarcato compagni di viaggio. Qualcuno è rimasto qualcuno è andato e non s'è più sentito un giorno anche tu hai deciso un abbraccio e poi sei partita. Di tutti i paesi e le piazze dove abbiamo fermato il carrozzone abbiamo perso un minuto ad ascoltare un combattente o qualche ubriacone. Le strane storie dei vecchi in taverna e dei bambini con the nel deserto sono state lezioni di vita che ho imparato e ancora conservo. Sto piangendo sui tempi andati o sul passato e le solite storie perché è stupido far del casino sul ricordo o su qualche canzone. Non voltarti ti prego nessun rimpianto per quello che è stato che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontana. BUON VIAGGIO, HERMANA QUERIDA, E BUON CAMMINO OVUNQUE TU VADA... FORSE UN GIORNO POTREMO INCONTRARCI DI NUOVO LUNGO LA STRADA... *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * {Sulla pergamena si distingue con chiarezza il viso dell'Artiglio Horowitz, un poco inclinato in avanti colto di tre quarti. I riccioli son disegnati con tratti più scuri e più chiari, così da riprodurne la caoticità. La linea della bocca leggermente piegata in un mezzo sorriso. I baffetti son disegnati con piccoli tratti nervosi, così come la rada barba che ricopre la linea della mandibola, un unico tratto pronunciato. E' disegnato con una cura particolare il naso fino, regolare, con tratti delicati e accurati. Gli occhi, contornati da ciglia scure, son posati su una pianta fiorita che tiene accanto al naso. La mano è scoperta, in evidenza, più scure, le pieghe della stessa. La pianta è a stelo alto, con un grappoletto di graziosi fiori scuri a forma di elmetto in cima, si tratta di una pianta di aconito.} *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * {Una pergamena porta sopra il disegno un mazzo composto da tre fiori di diverso colore, uno rosso, uno giallo e uno arancione, con lunghi steli verdi con qualche foglia verde più chiara. Il disegno è fatto con le dita, ma i tratti sono fluidi e precisi, così da formare una bella composizione.} *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * Lo so, non sono il tipo da scrivere diari, preferisco viverla la mia vita, piuttosto che scriverla, ma ora sono qui a Revaden sola nella mia tenda, già, sola, e non ho voglia di nient'altro che di rimuginare, quindi perché non usare un po' questo diario dalle pagine ancora tutte bianche? Ero una zingara, è vero...ma a te, che sei un intruso e che stai leggendo il mio diario, cosa importa? L'importante è il presente, e anche il futuro, questo l'ho imparato fin da quei giorni di viaggio, non il passato... E il mio presente è a Sotminoa, è Sotminoa, a servire l'Unico con la mia vita, come Spia tra i luttuosi... Se non avessi mai conosciuto la Vera Fede probabilmente sarei ancora a girovagare senza meta, ma una volta conosciuta la verità, non potevo rimanervi indifferente. Questa è la mia strada ora, e intendo percorrerla fino alla fine...qualunque essa sia... Sono nata in un campo Rom, in quelle terre dell'Ovest tanto lontane da qui che quasi sembra impossibile credere che io abbia percorso tutta questa strada. Porto addosso l'odore di un'altra terra, odore di erba, di legna...e anche di vento...e c'è qualcuno che lo sa bene... Sono nata 23 anni fa, in una notte d'estate, una notte strana, dicono che sembrava che il cielo, con tutte le sue stelle stesse per caderci sopra la testa...buono o cattivo presagio non si è mai saputo, e sinceramente al momento mi è indifferente saperlo...i fili della mia vita sono in mano all'Unico Dio, sarà lui a stabilire quando e come saranno recisi... Ma tornando all'inizio della mia vita...cadevano le stelle, gli aconiti violetti spandevano il loro profumo nell'aria e una brezza leggera asciugava il sudore dal volto di mia madre...e io sono nata... Mi diedero come nome proprio Aconito, anche perché, quegli occhi che ora son blu appena nata erano di un violetto uguale a quello dei fiori che circondavano il luogo del parto...Aconito, nome che ho usato ben poche volte nella mia vita, all'epoca presto sostituito da "La Piedi Nudi" e poi da "La Senza Terra" ed ora, pochi lo conoscono, son diventata "Veleno"...anche se ancora qualcosa mi lega al mio vecchio nome, quei fiori son notoriamente velenosissimi... Riguardo alla mia infanzia, non posso dire che sia stata infelice, non sono vissuta male, tra i gitani, son gente semplice, dedita alle più svariate attività per riuscire a trovare quel poco necessario per vivere. Sulla strada si impara presto, e non tutti gli insegnamenti sono piacevoli. Affinai le mie arti, il disegno e la narrazione...tutto quello che consideravo particolarmente interessante veniva catturato sulla carta, o diventava parte di una delle storie che raccontavo la sera, davanti al fuoco. Imparai a maneggiare un poco un pugnale, per potermi difendere, ma a confronto con tutto quello che ho imparato ora sulle armi, mi vergogno quasi della mia rozzaggine nell'usare quello strumento. Imparai un'arte, se si può definire tale, che mi ha aiutato anche ora, quella dell'inganno, della bugia...frottole di tutti i generi sgorgavano con semplicità dalle mie labbra...solo che allora la utilizzavo per rubacchiare o per commuovere chi voleva cacciarci...ora la uso solo al servizio dell'Unico Dio. Conobbi il sapore che ha la libertà, l'avere qualcosa senza possederlo... E scoprii sulla mia pelle il gusto amaro della separazione, sapere che chi c'è oggi con te, potrebbe non esserci domani, perché il richiamo della Strada è stato troppo forte...come lo è stato quel giorno per me. La Strada mi chiamava, non potevo far altro che assecondare quel desiderio, e partire... E sono partita così, la Senza Terra a piedi nudi per l'ennesimo viaggio, ma ancora non sapevo quanto mi avrebbe allontanata da casa, e quanto, alla fine, mi avrebbe cambiata. Poche cose con me: qualche foglio di pergamena, un paio di carboncini, qualche abito sdrucito, ma variopinto, i tarocchi, le mie carte, fedeli e infallibili compagne, una lettera, e questo diario. Le cose più importanti: miei ricordi, il mio passato, gli odori, i suoni e i sapori li avevo ben incisi nella mente, alla fine era questa la cosa fondamentale. Ricordare tutto, per arricchirsi sempre di più delle nuove esperienze, alla luce di quelle passate. Avevo vent'anni, ero sola e non avevo una meta. Ma questo non fu un grande problema, le carte indicarono est, e diressi i miei passi verso Oriente... Mi misi in cammino, lungo la strada, seguendo sempre il punto dove il sole sorgeva, accompagnata spesso dal lieve spirare del vento dell'Ovest, che mi sembrava sospingesse i miei passi, con le stelle luminose mi facevano da tetto, il più delle volte... Viaggiai molto, in condizioni favorevoli e non...ma una zingara, alla fine trova sempre un espediente per cavarsela. Incontrai tante, tante persone diverse...con alcuni mi fermai più a lungo, con altri solo il tempo di condividere una bevuta...ma sentivo la terra sotto i miei piedi quasi scottare... Qualcuno mi aveva detto, che proseguendo dritta verso est, molto, molto distante c'era il mare...il grande mare di cui tanto avevo sentito parlare, ma che non avevo mai visto. Dovevo arrivare fin là, quello divenne lo scopo del mio viaggio...e alla fine vi arrivai... Non dimenticherò mai la sensazione che provai dinanzi al mare, la prima volta. Era così...così grande, così indescrivibile, così profondo e insondabile...con quella sua superficie luccicante e il suo perenne movimento...e tutto quello che si trovava, sotto al mare?? Mi incuriosivano tutti i segreti che poteva celare e custodire. Sentivo che era qualche che sempre avrei desiderato conoscere, forse proprio per la sua natura impossibile da conoscere... Quando arrivai lì mi fermai, i piedi nudi immersi nella sabbia umida, lo fissavo, ascoltava la sua voce, respiravo il suo profumo a pieni polmoni e me ne inebriavo, mentre la marea danzava e le onde si rincorrevano, lambendo le mie dita... Ogni giorno passato in quella cittadina di mare, il mare mi offriva una faccia diversa...quando era talmente calmo da sembrare quasi un tutt'uno col cielo, quando era agitato da allegri cavalloni, tra i quali mi divertivo a farmi il bagno...e anche la sua faccia più oscura, quando mostrava tutta la sua potenza diventando di colore livido, scosso da enormi onde di tempesta...che mi ricordavano quanto potesse essere mutevole, e pericoloso...un giocattolo vivo fuori da qualunque controllo... Rimasi un po' di tempo là, ci stavo bene. Tuttavia, sentivo che c'era ancora qualcosa che non andava...provavo una sorta di inquietudine latente, non ben identificata... Guardavo l'orizzonte e sapevo che c'erano delle terre laggiù, dove la mia vista non poteva arrivare, me lo avevano detto i marinai, solo che...volevo davvero intraprendere quel viaggio?? Non ero già andata abbastanza a est?? Non potevo rimanere dov'ero e seguire invece la costa verso nord, o verso sud?? Mi dibattevo nell'indecisione, affrontare il mare o meno?? Anche le carte, per la prima volta, non riuscivano a darmi segnali precisi... o forse ero io che non riuscivo a cogliere quello che volevano dirmi?? Finché un giorno, quando vidi il mare particolarmente scuro e indignato, presi la decisione di non affrontarlo, di continuare a viaggiare in altro modo. Quella notte feci un sogno...non lo ricordo affatto a parte per una voce profonda e autoritaria che mi diceva: "A est, è a est che incontrerai il tuo destino" ed aggiungeva "A est, devi andare a est, sulle montagne"... Quella voce...credo che l'Unico utilizzi le strade più disparate per condurci immancabilmente a lui...o forse eri tu che mi chiamavi, senza accorgertene, ancor prima di avere coscienza della mia esistenza?? Non lo so...ma alla fine, il risultato finale, è lo stesso, è qui che sono e che resterò. Mi svegliai di colpo, la parola "est" che ancora mi risuonava nella testa e mi accorsi che albeggiava...mentre il sole arancio si sollevava dal mare, spandendo i suo alone rosato tutt'intorno, interrogai di nuovo i tarocchi, e il responso, finalmente, mi apparve chiaro, est, inconfutabilmente, accompagnato da viaggio e da pericolo...pericolo che avrei dovuto affrontare imbarcandomi e intraprendendo la traversata fino a quella terra lontana... Ma oramai la situazione si era sbloccata, la decisione era presa. Partii un paio di giorni dopo, ebbi fortuna di trovare quella nave, e grazie a qualche amicizia anche un passaggio. Il viaggio fu lungo, interminabile...per fortuna che non soffrivo di mal di mare, altrimenti non so come avrei potuto sopportarlo...c'erano giorni in cui il mare sbatteva la nave qua e là, su e giù, come fosse un tappo di sughero, ma proprio come un tappo di sughero si manteneva a galla. Furono mesi lenti, ma passarono, la mia inesauribile scorta di storie, aneddoti e disegni era molto apprezzata. E finalmente, un giorno vedemmo la terra, la terra di quest'isola e una gioia inesprimibile mi invase, avrei toccato di nuovo terra, la mia nuova terra. *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * Come sono cambiate le cose dall'ultima volta che ho scritto su questo diario...sono passati anni...e nulla è più come prima... Riprendendo da dove ho interrotto...la prima terra dove misi piedi era quella della città costiera di Darchon, mi piaceva quel posto, e mi attardai alcuni giorni per riprendermi dalla lunga traversata. Ma il mio sogno parlava di montagne e lì non ce n'erano... Chiesi un po' in giro e mi indicarono, non senza un po' di reticenza che all'epoca non capii, ma che ora mi è più che chiara, il villaggio montano di Sotminoa, abitato da uomini pervasi da una pronfonda fede in un dio che non possiede nome... *°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ **°¸,ø¤º°`°º¤ø,¸ * {ancora in prosecuzione...} » Indietro « |