Immagine di anderson
Femmina
Nessuno Terre Esterne

Anderson

Forza
13
Esperienza
403
Mente
11
Monete
1017
Resistenza
10
Schiavi
0
Spirito
11
Cibo
949
Agilità
12
Legna
598
Costituzione
11
Minerali
602
Carisma
13
Casato
-
Procura Cibo
11
Stato Civile
Nubile/Celibe
Raccolta Legna
11
Etnia
Asgard
Raccolta Minerali
11
Navigazione
11
Costruzione Edifici
11
Lavorazione Materiali
11

Iscritto dal 18-10-2009 17:56
La propria storia, a chi gentilmente chiede e ha pazienza di ascoltare, la racconta così:


Sono nata nelle gelide Terre del Nord.

Quando ero ancora in fasce il mio villaggio venne saccheggiato e raso al suolo; in quel massacro i miei genitori purtroppo persero la vita e io venni portata, insieme ai bambini e i ragazzi in età da lavoro, verso la Terra di Cadfel.

Se sono ancora viva e posso raccontarvi questa storia lo devo alla benevolenza degli Dèi nel confondere il mio rapitore, che prendendomi frettolosamente dalla culla, mi scambiò per un bimbo e mi affidò a una famiglia che di figli ne aveva già quattro. Quando costui mi mise tra le braccia di Aisling, la mia nuova madre, ella vide che al collo indossavo un pesante medaglione di bronzo su cui era inciso un guerriero armato dallo sguardo feroce.

Con sgomento interrogò l'uomo che, beffardo, rispose pressappoco così: "SIGNORA, QUESTA E' MERCE RARA! E' IL FIGLIO DI 'ANDERS IL ROSSO' E QUELLO CHE GLI VEDETE AL COLLO E' IL MEDAGLIONE CHE PORTAVA SUO PADRE, QUEL CANE! CHE VI BASTI COME PROVA DELLA MIA SINCERITA'. CHE DA OGGI IN POI VENGA CHIAMATO ANDERSON, COSI' CHE TUTTI LO POSSANO RICONOSCERE E SCONTI CON LA COLPA LE UMILIAZIONI CHE IL PADRE HA INFLITTO AL NOSTRO POPOLO".


Ora capite perché mi chiamo così? Anderson, cioè "figlio di Anders", uno dei guerrieri più valorosi del Nord intero.
Aisling scoprì molto presto di aver ricevuto in dono una bambina, ma per paura che mi portassero via, o mi uccidessero, tacque decidendo di serbare il segreto per sé soltanto, almeno finché non fosse stata costretta a dire la verità. Quella sera, sul limitare della foresta, ringraziò gli Dèi cantando e versando lacrime di riconoscenza alla falce di luna crescente, mentre mio padre Fiontàn, sulla porta di casa, la osservava da lontano e si chiedeva se fosse uscita del tutto di senno.

Tutto filò bene, fino a quando un giorno di un anno dopo, alle porte dell'inverno, egli scoprì all'improvviso di avere una figlia e per punire la moglie di avergli mentito, uscì di casa urlando con me in braccio, correndo verso il centro del villaggio, gridando al cielo la propria vergogna. Estrasse il suo pugnale e me lo accostò di taglio sul collo, proprio qui. Mi hanno raccontato che iniziai a sanguinare e a piangere. Che altro potevo fare? Potete solo immaginarvi la faccia di mia madre quando sopraggiunse di corsa: dicono che urlò talmente forte che il cielo parve dovesse squarciarsi da un momento all'altro.

Arrivò pure il capovillaggio che, sgranando gli occhi di fronte a quella scena, bloccò mio padre disarmandolo, rimettendomi tra le braccia di mamma. Chiese spiegazioni ad entrambi; i miei genitori raccontarono a turno la propria versione dei fatti, l'uno battendo i piedi in terra, l'altra stringendomi forte a sé, per proteggermi, e siccome era un capo ritenuto saggio e intelligente, risolse che se quello era il disegno degli Dèi, perché opporsi? Solo in seguito si seppe che aveva capito poco dei farfugliamenti dei miei genitori, ma abituato com'era a mantenere l'ordine preferì alzare la destra invocando la tregua in nome di Wotan.
Da quel momento in avanti crebbi ben voluta dalla mia famiglia e dal villaggio intero, che in fondo non percepiva alcuna minaccia da quella bimba dagli occhi verdissimi e i capelli rossi, figlia naturale di padre sanguinario.

Un giorno tornerò a Cadfel, alla mia famiglia, al mio Maestro Jakob e alla mia vita di studi, ma non prima di aver ritrovato la persona che mi ha spinta a partire... o forse quando riuscirò a mettermi in testa che non la vedrò più tornare.

» Indietro «