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Profilo del PG Braiden
Maschio Nessuno Terre Esterne |
Braiden |
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Le mie origini si perdono nei sconfinati territori del regno Haven. A causa di una lunga guerra tra la casata che mi aveva visto nascere e una avversaria la mia famiglia fu completamente distrutta. . . io ancora in fasce sono stato trovato da un vecchio mercenario a capo di una masnada di taglia gole, tra quelli che il palazzo di mio padre attaccarono, da questi sono stato educato fin da piccolo all’arte della guerra, all’uso delle armi bianche e da lancio. . . micidiale e silente sicario con l’arco sanguinario sterminatore di villaggi con la spada. . . con questo mio padre ho combattuto per tutta la mia infanzia. . . seguendolo nelle sue scorribande e razzie. . . mi ha insegnato a potenziare il fisico ma non solo quello , anche sviluppare le potenzialità interne dell'uomo quali: La SCALTREZZA. . . L’INGANNO. . . IL SILENZIO CHE ASCOLTA E LA PAROLA CHE COLPISCE. . . IL NESSUN RISPETTO VERSO LE ALTRUI VITE. . . Solo la legge del più forte vige ma il più forte non è sempre il più grosso. . . regola basilare che con non poche sofferenze mi è stata impartita.
Avevo 13 anni la prima volta che la mia lama trapassù un uomo uccidendolo. . . nulla avevo contro questi nulla mia aveva fatto se non cercare di riprendermi dopo aver rubato un pane. Estrassi la insanguinata spada dal suo ventre mentre in faccia questi mi sputava il suo ultimo alito di vita. . . una maledizione ormai mi sono convinto. . . un segno una marchio che nella mia vita sol rare volte sono riuscito a nascondere. . . il marchio dell’assassino. Non so come. . . non ricordo. . . ricordo solo che il fuoco ardeva nel nostro campo. . . ricordo il mio patrigno cercare la fuga mentre i suoi uomini morivano. . . ricordo l’ira crescere in me. . . ricordo la mia spada tranciare di netto il suo capo. . . poi il BUIO le TENEBRE che a me si avvicinavano per la prima volta. . . trovando fertile campo. . . in chi mai altra vita aveva conosciuto. Mi risvegliai tra le ceneri del campo. . . dei miei compagni con nella mia mano destra. . . il capo di colui che mi aveva creato tenuto per i grigi capelli. . . gli occhi spalancati che mi fissavano. . . un subdolo sorriso pietrificato.. e ormai scolpito nella piamente. . . nel suo sguardo leggevo la soddisfazione di ciù di cui era stato creatore. . . la soddisfazione di un dio. . . che con fare abile aveva plasmato ..la MORTE, fredda mietitrice. Partù cosù per il mio solitario viaggio. . . ormai sol l’uso di assassina violenza sapeva riempire le mie giornate. Giunsi dopo lungo peregrinare solitario in una terra dal nome Discordia. . . qui unica oasi di lieta spensieratezza. . . il mio nero cuore finalmente conosceva un nuovo sentimento..l’AMORE. . . si anche io ho amato.. leggiadra fanciulla l’unica che seppe scavare sotto la di pietra corazza che celava il mio cuore. . . cercai cosù di dare un netto taglio alla mia vita passata. Profondamente, con tutto me stesso, ho amato quella donna , Shay, questo il suo nome, locandiera di quella città; il suo sorriso, le sue parole sempre calde verso me, verso chi non altro che odio aveva vissuto nella sua breve vita che nulla sapeva di quel caldo sentimento che mi travolse. Presto dovetti cercarmi un lavoro. . . Cosù mi arruolai nell’armata Consacrata di Revaden che presto prese il nome di armata del Rispetto. . . certo altro lavoro non avrei saputo fare ,sol alle armi avvezzo. Per lungo tempo mi sono battuto sotto le insegne della gloriosa armata servendo il Generale Attila e arrivando fino al grado di Sergente. Numerose sono state le battaglie combattute contro i mercenari malfattori. . . ma soprattutto contro le nere schiere. Più volte sono stato gravemente ferito e più volte ho consegnato le anime dei miei nemici agli inferi. . . sempre per la causa. . . per l'armata. . . per il mio signore. . . per il popolo. . . ma questa mia breve parentesi era destinata a tragica fine. Una sera di ritorno alla mia casa ai miei cari , triste sorpresa m’attendeva. . . non ritrovai più mia moglie, nessuno. Per giorni li cercai senza successo. . . poi li ritrovai. . . ma forse mi persi io. . . erano stati uccisi entrambi. . . come io più volte avevo fatto, senza pietà. . . non so perché alcuni ladroni trovarono in questa devastazione un divertimento, o forse una divina vendetta. . . ciù che più volte avevo distrutto. . . senza riguardo. . . credendo di non doverne mai possedere. Non smisi di proteggere il mio villaggio, Revaden, una volta che anche l’armata del Rispetto si sciolse mi arruolai al grande Clan dell’Aquila Nera al quale oggi non appertengo più. Sono libero, un uomo libero. La Mummia il mio soprannome. . . cosù mi appellano. » Indietro « |