Immagine di nerevar
Maschio
Nessuno Terre Esterne

Nerevar

Forza
49
Esperienza
7822
Mente
10
Monete
192296
Resistenza
49
Schiavi
0
Spirito
9
Cibo
0
Agilità
38
Legna
0
Costituzione
30
Minerali
0
Carisma
25
Casato
-
Procura Cibo
36
Stato Civile
Nubile/Celibe
Raccolta Legna
23
Etnia
Creolo
Raccolta Minerali
16
Navigazione
10
Costruzione Edifici
11
Lavorazione Materiali
21

Iscritto dal 24-09-2005 10:57
“A lungo si narrerà della vita di Nerevar, lo Spaccone.

Per quello che ha fatto, per ciù che ha rappresentato il secondo Comandante della Valanga Luttuosa, per le sue gesta.
Oh, avreste dovuto vederlo: sembrava un imbecillotto qualunque, quel biondo, ma con la spada in mano, beh, avreste cambiato pensiero.

Sapete, con i miei occhi lo vidi tirar su un’armata capace di fronteggiare più eserciti insieme, e con le mie orecchie ebbi modo di sentir più e più volte la storia di quel figlio di puttana.
Non sto scherzando quando dico che era un figlio di puttana, badate bene: si vocifera che la madre di Nerevar fosse una meretrice, una battona stuprata da un pirata che sfornù il Biondo e una bambina, Malia, forse l’unica donna che quel guerriero abbia mai portato nel cuore. L’ho vista, una volta, ma è sparita presto pure lei.

Arrivù una sera di fine estate, tra i monti, quel ragazzetto. Era spavaldo, non era visto bene dai Sotminoani, né tanto meno dal Comandante dei Luttuosi Arius.
Ah, quanto è stupida la mente umana a valutar solo dalle apparenze. Ci voleva l’intervento di un Dio, dell’Unico Dio, per far capire al popolo che quello Spaccone da quattro soldi avrebbe fatto tremare le persone al sol nominare la parola Luttuosi tra le genti dell’Isola.

Divenne Comandante in una buia notte tempestosa d’inverno. Non chiedetemi cosa successe, quella sera, perché solo lui e pochi altri sanno la verità.
Fatto sta che il nuovo Comandante in poco tempo tirù su un’armata di feroci tagliagole e validi spaccateste, quello di cui Sotminoa aveva bisogno per cominciare la sua opera di disinfestazione dell’Eresia.

La prima impresa del nuovo Comandante si tenne nella guerra contro Revaden.
Le voci erano quelle che vedevano Caspar, il Generale dell’Armata di quel buco di falegnami pulciosi, sul piede di guerra verso Sotminoa.
Detto fatto, Nerevar gli uccise lo stratega, tale Xante, e gli bruciù la foresta. Fu un errore, perché si ritrovù con un Luttuoso rapito. Tanto bastù, e il Biondo attaccù l’accademia.
Io c’ero: avreste dovuto vedere quando Nerevar, Urukan, Aegon, insieme a Wren, ai Pirati e ai Sacerdoti dell’Unico spazzavano via quella stupida costruzione consacrata a un Dio mendace.
Fu vittoria.
Schiacciante.

Continuarono gli screzi, roba di poco conto sia chiaro.
Anche perché nel frattempo l’Isola ricevette i nefasti presagi del nuovo nemico che presto avrebbe messo a ferro e fuoco ogni paese dell’Isola.
Un demone si prese possesso del corpo di Faina, poi di Nerevar, e cominciù a mietere vittime.
Lo vidi, quando Nerevar, nella battaglia, davanti al fratello Madian, si conficcù la spada del Luttuoso in petto, pur di liberare tutti da quel demone. Fece solo danni.
Il demone prese forma, prese potere, e cominciù a distruggere qualsiasi cosa: col suo vascello nero prese possesso di Darchon, coi suoi demoni uccise uomini, donne e bambini, coi suoi maghi annebbiù le menti di alcuni, distruggendo i Luttuosi in un’imboscata saggiamente organizzata con l’aiuto di questi disgraziati.

La cosa fece incazzare il Comandante, sapete? Uh, se lo fece incazzare…
Fecero baluardo, la Valanga scese dal monte, con l’aiuto dei Pirati, con l’appoggio dei Cavalieri del Vento.
I cavalieri del vento…avreste dovuto vederli: stupidi bambocci infarciti di armature, rincitrulliti dall’onore, capaci solo di uno sterile attacco, divertenti dilettanti; facevan la loro parte. Niente in confronto alla Valanga: marciavano compatti, uniti, una micidiale macchina da guerra che agiva in sincronia, che falciava teste nemiche al molo di Thenoras. Non ci fu scampo per nessuno: i Pirati affondarono il vascello, e i Demoni furono distrutti.

E lui aspettù. Passù il tempo dell’alleanza coi Negromanti di Araya, di cui ancora ha un brutto ricordo nascosto, il Biondo.
Aspettù cosù tanto da riunire altri guerrieri tra le sue schiere, da farla diventare un’armata degna di rispetto, capace di sostenere da sola un’assedio contro una coalizione di addirittura due Gilde.
Un assedio? Sù. Un assedio.
Troppi affronti avevano subito i credenti dell’Unico, e Nerevar dichiarù guerra a Darchon.
Quelle checche avevan paura a salire e mentre lui organizzava un imponente attacco, uno stregone, Angelus, quello che con Shergal era stato convertito per distruggere gli adoratori di Madre Morte, rapù il capo dei Dragoni, e un’altra puttanella del gruppo.

Quei vili codardi si allearono con le Aquile, e attaccarono Sotminoa.
Ma lui, lo Spaccone, conosceva bene i suoi territori, conosceva bene la resistenza dell’Antro, e si rintanù. Fece sfogare i nemici, li decimù ogni volta che mandavano Ambasciatori a trattare, e poi attaccù le forze residue dei due eserciti.
Fu una notte di sangue, in Piazza. Teste cadevano come pere mature, e la superiorità dei Luttuosi si rivelù schiacciante. Solo un morto tra le file dei bendati, a dispetto di un campo completamente distrutto e di parecchi cadaveri portati via tra i nemici.
Era riuscito di nuovo nel suo intento, quel figlio di bagascia.

E non finù cosù. Aveva giurato, lo Spaccone. Aveva giurato di cancellare l'Eresia e di estirparla dalle genti eretiche con le buone o con le cattive. Capù che la presenza di Revaden, ancora una volta, gli era nociva per il proseguio del suo obiettivo, e mise in atto una serie di piani per poterla attaccare.
Convocù gli stregoni, mandù messaggeri e soldi ai Pirati, stipulù patti con i Dragoni.
Qualcosa non andù come aveva previsto...eh, deh, per quanto fosse dannatamente bastardo, non potete pretendere che gli altri fossero alla sua altezza. I pirati si fecero scoprire, e sfruttù la cosa per attaccare.
Doveva essere un attacco a sorpresa, ma qualcuno parlù, e le Aquile tesero un'imboscata. Tuttavia la Valanga scese compatta, schierata in muro di scudi, avanzando senza dividersi. Una tattica studiata al meglio dallo Spaccone, ed ancora una volta il suo genio militare trionfù.
Sbaragliù tutto e tutti, e Revaden fu sua.

Non sto dicendo fregnacce: tutte queste cose Nerevar le fece veramente, sai?
Ed ora tu, mio giovane ascoltatore, sei libero di credere a quel che dico. Sono le parole di un vecchio Luttuoso che ha appeso la spada al chiodo, ma questa è storia vera, e difficilmente il popolo Sotminoano si dimenticherà del suo primo vero Condottiero.
Vai a nanna, và, che è tardi…”







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