- All'inizio dei tempi vi era solo il vuoto, nel quale abitavano creature innominabili, terribili mostri ed esseri che brulicavano e si contorcevano nelle cavità oscure del cielo.
Ma il Dio senza nome disse: - Tutte queste cose non sono gradite ai miei occhi, poiché non vi è ordine nel caos, e il vuoto serve solo ad ospitare esseri ancestrali che sgusciano furtivi nella profondità. Io metterò ordine.
Cosi dicendo, il Dio senza nome prese una stella, e la frantumò tra le mani, poi un'altra, e un'altra ancora, fino a creare una palla di polvere brillante. Indi, vi soffiò sopra ed essa prese fuoco. Allora, il Dio senza nome vide che questa era una cosa giusta e la pose al centro del cielo, affinché con la luce rischiarasse l'oscurità. Fu cosi che nacque il Sole.
Gli infernali aborti che sgattaiolavano tra le pieghe del tempo e del vuoto, coperti da mantelli d'oscurità, allora urlarono e si contorsero, e invocarono il Dio senza nome:
- Perché ci fai questo? Non siamo anche noi creature al pari tuo? Perché ci togli questa casa che tanto amiamo e ci inondi di questa luce insidiosa e dolorosa?
Allora il Dio senza nome disse: - Andate via dalla mia vista, giacché non vi conosco.
Ma essi continuarono: - Non hai tu pietà di noi? Concedici un porto sicuro, un luogo dove possiamo vivere.
- E sia! - disse il Dio senza nome - Ma badate, quel luogo sarà la vostra prigione, e giammai potrete uscire da esso.
Cosi dicendo, prese dal Sole una manciata di terra infuocata e vi soffiò sopra per raffreddarla, poi la pose accanto all'astro.
- Vedete - disse il Dio senza nome agli abomini ancestrali - questa è la vostra casa, e li dimorerete, ma avrete il buio che tanto amate solo di notte. Il giorno sarà regalato a coloro che vivranno su questa terra. Voglio che il mondo sia diviso in due parti. Una parte dove vi sia sempre luce e una dove vi sia buio perenne.
E cosi dicendo ordinò ai suoi angeli che lo servivano di scendere sulla terra e di scacciare le bestie abominevoli che vi si erano riversate, per spingerle dal lato buio, affinché potesse generare le creature del lato luminoso. Creò cosi tutti gli animali, le piante, le nuvole, e pose le montagne come pilastri affinché reggessero il cielo, indi le cosparse di neve per renderle inaccessibili, e decise che gli angeli avrebbero abitato su di esse. Infatti, cosi disse:
- Che le montagne siano interdette a tutti, tranne che a voi, miei servitori. Il regno degli animali è nelle pianure, quello degli esseri infernali nelle tenebre, il vostro nella luce, dove cielo e terra si toccano.
Ma gli angeli dissero: - O sovrano misericordioso del cielo e della terra, creatore di luce. Il mondo che ci offri è bellissimo, ma è vuoto. Come possiamo noi godere dei suoi piaceri se non abbiamo nessuno con cui condividerli?
Il Dio senza nome pensò che questo fosse giusto, e prese un capello e una piuma da ogni angelo. Poi prese la terra e la impastò con il suo sangue, fatto uscire da un dito, indi vi mise ciò che aveva preso ai suoi servitori, e ne fece l'uomo.
-Guardate - disse compiaciuto - costui è ciò che io ho creato per dominare il mondo. Le pianure, le valli e le falde dei monti gli appartengono. Quelli che chiamerò uomini avranno da lavorare e da fare guerra, quelle che chiamerò donne saranno sagge e genereranno altri uomini. Cosi è deciso, cosi sia.
E gli angeli e le creature di luce si compiacquero dell'uomo e gioirono con esso per il mondo che li ospitava. Gli angeli trovarono gradevoli le donne degli uomini e si unirono a loro, mischiandosi con essi e generando gente di stirpe nobile e celeste.
Ma vi erano le creature abissali che nella zona buia erano invidiose della gioia dell'uomo e serbavano rancore contro il Dio senza nome. La zona buia era infatti, sterile e umida, e gli animali di rado vi si avventuravano. Gli esseri ancestrali, contorcendosi in agonia e sussurrando bestemmie negli oscuri anfratti, tramavano la ribellione, memori dei giorni in cui furtivi si aggiravano tra le pieghe dello spazio e in cui si ritrovavano al centro dell'universo dove mostruosi suonatori di flauti ciechi li intrattenevano con le loro orride litanìe. Cosi, il più scaltro di loro, un essere di nome Agikath, si levò contro il suo padrone e vi fu guerra nel mondo. Legioni di angeli combatterono contro gli esseri infernali, e il cielo fu scosso e la terra tremò e le stelle caddero.
L'uomo allora si divise, poiché alcuni avevano ceduto alle lusinghe degli aborti oscuri e delle creature innominabili che promettevano loro grandi ricchezze e il potere di cambiare la realtà. Il Dio senza nome soffrì moltissimo nel vedere che alcuni tra gli uomini lo avevano tradito e pianse, e le sue lacrime crearono i mari e i fiumi. L'ira del Dio si abbatté sul mondo e tutto fu cambiato. Il Dio senza nome disse:
- Io dispongo ciò che segue: scaglierò i mostri innominabili negli abissi e li essi siano condannati a vivere nei flutti per l'eternità, nelle profondità marine e in odio alla luce. Per quanto riguarda gli uomini, io li punirò per il loro tradimento e farò si che conoscano la notte, in modo che essi scoprano il terrore di vivere nel buio e temano i mostri abissali che al buio potranno uscire dai flutti, se io lo vorrò. Tuttavia a quelli di loro che mi son rimasti fedeli io dono il giorno, affinché non abbiano troppo a temere. Quindi decido che il giorno duri dodici ore e la notte altrettanto, poiché l'umanità fu divisa in due, e cosi essi dovranno avere sempre il ricordo di questo evento. Farò inoltre piovere le mie lacrime dal cielo, e le chiamerò pioggia, affinchè essi ricordino l'affronto arrecatomi e nel frattempo possano usare le mie lacrime come sostentamento per la terra e per il loro corpo. Ma se l'uomo dovesse continuare ad essere empio io calerò con forza e lo scaraventerò nel Sole con il suo mondo.
Cosi fu, e l'uomo dovette patire e la fame e la sete e le malattie. Il Dio senza nome decise di non dimorare più sulla terra, e richiamò le sue legioni di angeli, permettendo loro di vivere solo nei picchi più alti dei monti, e mise a loro protezione le nuvole.
Questa è la storia millenaria di come fu l'inizio e di come sarà la fine, se noi non ci dimostriamo pietosi e timorati del Dio senza nome.
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