LA SCOPERTA
di ELENA DUSI
E' un enzima che decide quanto durerà la
vita. Equipe di ricercatori italiani aggiunge nuovi dettagli
sulla proteina P66 e spiega perché il tempo uccide
le cellule di ELENA DUSI
ROMA - E' un enzima a decidere quanto lunga sarà la
nostra vita. Una sostanza proteica tanto piccola da poter
essere studiata solo in laboratorio, con il compito di dirigere
il traffico all'interno del nostro organismo (e di quelli
di tutti i mammiferi). Il lavoro di P66 - questo il nome dell'enzima
- è indicare alle cellule che è arrivato il
momento di rinnovarsi: cioè di morire lasciando spazio
a popolazioni cellulari più giovani.
Regolando il concerto delle singole cellule, l'enzima di
fatto determina la durata della nostra vita. A studiare P66
è un'équipe italiana dell'Ifom - Istituto Europeo
di Oncologia. Dopo la prima stupefacente pubblicazione su
Nature nel 1999, ieri gli scienziati di Milano hanno aggiunto
nuovi dettagli sulla proteina che regola la vita scrivendo
un articolo sulla rivista Cell. La ricerca è stata
realizzata anche grazie ai finanziamenti dell'Associazione
italiana per la ricerca sul cancro.
"Ora siamo nella posizione - ha spiegato Pier Giuseppe
Pelicci, Direttore del dipartimento di oncologia sperimentale
dell'Istituto europeo di oncologia e coordinatore dell'équipe
- di trovare una o più molecole in grado di bloccare
l'attività di P66. Non solo riusciremmo a ottenere
una durata maggiore della vita, ma soprattutto un allungamento
della vita sana, senza le malattie connesse all'invecchiamento
cellulare, come l'arteriosclerosi, il Parkinson, l'Alzheimer
e il cancro".
Nel 1999 i ricercatori di Milano gettarono le basi di questo
filone di ricerca dimostrando, come spiega Pelicci, che "nell'animale
inibire l'attività del gene p66 vuol dire aumentarne
la durata di vita del 30 per cento".
L'azione "picconatrice" di P66 avviene all'interno
delle cellule, in piccoli organi chiamati mitocondri. Qui
si svolge la respirazione cellulare, un processo che comporta
il trasferimento di alcuni elettroni. L'enzima incriminato
ruba alcuni di questi elettroni ai mitocondri, causando la
produzione di perossido di idrogeno, una sostanza ossidante
che danneggia le cellule.
"Da tempo sappiamo che all'interno della cellula i mitocondri
generano l'energia necessaria alle funzioni vitali, ma il
prezzo di questo processo vitale è la produzione di
radicali liberi, sostanze molto pericolose per la cellula
perché possono indurre mutazioni dannose nel Dna"
spiega Marco Giorgio, primo firmatario dello studio su Cell.
Ma allora perché P66 esiste, se la sua azione è
così dannosa? "P66 serve a regolare i cicli cellulari
fondamentali per lo sviluppo dell'organismo, nell'uomo come
in tutti gli altri vertebrati: la morte e la crescita di nuove
cellule" risponde Enrica Migliaccio, coautrice delle
ricerche. Dal punto di vista dell'evoluzione naturale, poi,
non ha nessun senso mantenere in vita esseri viventi non più
capaci di riprodursi".
Siamo dunque noi umani a voler godere della terza età,
per ragioni puramente culturali. Per farlo senza acciacchi
e malattie però dobbiamo trovare il modo di disinnescare
P66, l'enzima guastatore.
(fonte news:
La Repubblica)
La redazione di megghy.com
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