Gusto per il grasso, identificato nella cavità
orale un possibile candidato per il riconoscimento dei lipidi
e la preferenza verso i cibi grassi
Il senso del gusto informa l'organismo della qualità
del cibo ingerito. Esso comprende cinque sotto-modalità
che percepiscono gli stimoli del dolce, del salato, dell'aspro,
dell'amaro e dell'umami. Poiché molti animali esibiscono
un'attrazione spontanea per i grassi, è stato spesso
ipotizzato che possa esistere un'ulteriore modalità
di gusto, associata direttamente ai lipidi, ma l'esistenza
di un vero e proprio sensore non era mai stata dimostrata.
In uno studio pubblicato sul numero del primo novembre della
rivista "Journal of Clinical
Investigation", Phillipe Besnard e colleghi dell'ENSBANA
di Digione, in Francia, hanno identificato il primo candidato
per la rivelazione dei lipidi nella cavità orale. Gli
autori hanno combinato approcci genetici, morfologici, comportamentali
e fisiologici per individuare la glicoproteina multifunzionale
CD36 (chiamata anche FAT o "fatty acid transporter")
come possibile sensore per il grasso. La stimolazione linguale
di CD36 da parte di acidi grassi, infatti, influenza la fisiologia
comportamentale e digestiva. La disattivazione del gene CD36,
inoltre, elimina completamente la preferenza spontanea per
il grasso e i cambiamenti nelle secrezioni gastrointestinali
mediati dalla somministrazione orale di lipidi.
I dati suggeriscono anche che un'alterazione del sistema di
percezione del grasso possa aumentare il rischio di obesità.
(fonte news:
lescienze.it)
La redazione di megghy.com
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