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di Giacomo Dotta (g.dotta@html.it)
18/11/2004 - 16:37
Il Linux Core Consortium, gruppo che si propone la creazione
di uno standard per una maggiore compatibilità dei
prodotti software in ambito Linux, nasce con buoni auspici
ma con l'handicap di alcune importanti assenze: IBM, SuSe
e RedHat.
4 vendor Linux assieme per dare maggior slancio al sistema
del pinguino offrendo la sinergia della compatibilità:
è su questa falsa riga che nasce il Linux Core Consortium,
gruppo che unisce 4 firme quali la brasiliana Conectiva,
la francese Mandrakesoft, la giapponese Turbolinux e l'americana
Progeny.
Il progetto comune prevede i suoi primi frutti nel 2005
e si baserà sul Linux Standard Base (LSB) 2.0 redatto
nel 2004 dal Free Standards Group: la piattaforma comune
è pensata appositamente per diminuire la frammentazione
della comunità open source, limitare i problemi di
compatibilità tra i vari vendor, aumentare le possibilità
di scelta a disposizione dell'utenza ed offrire così
un prodotto più forte e competitivo.
Apparentemente un passo avanti importante per la comunità
Linux, la notizia viene però presa con le pinze da
quegli analisti che vogliono notare nel tutto più
le assenze che le presenze. E le assenze sono pesanti: i
4 gruppi consorziati sono decisamente minoritari nell'ambito
della programmazione open source e la mancanza di due big
quali Novell (SuSe) e RedHat pesa come un macigno sulle
ambizioni del neonato gruppo. Assente anche il nome di IBM,
uno dei maggiori investitori nel progetto Linux del recente
passato.
Il Linux Core Consortium può d'altro canto contare
però su appoggi non di poco conto quali HP, Computer
Associates e Sun (quest'ultima applaude calorosamente l'iniziativa
e, in occasione del lancio del nuovo Solaris 10, promette
il totale appoggio del gruppo allo standard LCC).
Fonte news: htlm.it
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