foto del sole scattata dalla Nasa
Lo studio di un fisico italiano mette in discussione
gli attuali modelli climatici
"Colpa dei gas serra dell'uomo, ma l'attività
solare potrebbe incidere al 30%"
Riscaldamento globale, nuovi dati "Sottovalutato il ruolo
del sole"
Nicola Scafetta, della Duke University, ha elaborato i risultati
dei monitor satellitari
di VALERIO GUALERZI
ROMA - Affermare che il riscaldamento globale è colpa
del sole può sembrare la più grande delle banalità,
ma non è così. Da tempo tra gli scienziati delle
tante discipline che stanno cercando di dare il loro contributo
alla comprensione dei cambiamenti climatici in corso sulla
Terra ci sono anche i fisici, impegnati a capire quanta responsabilità
abbia l'attività della stella a noi più vicina
nell'innalzamento delle temperature. Una risposta univoca
è lontana dall'essere stata trovata, ma sino ad oggi,
per quanto analizzata, questa influenza sarebbe stata sottovalutata.
Di questo è convinto Nicola Scafetta, un fisico italiano
da anni emigrato negli Stati Uniti, alla Duke University di
Durham, nel North Carolina. Insieme al professor Bruce West,
Scafetta ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista
scientifica "Geophysical Research Letters" della
American Geophysical Union. "Abbiamo studiato l'effetto
che l'attività solare ha avuto sulla temperatura terrestre
durante il periodo 1980-2002 - spiega Scafetta - e abbiamo
stimato che l'incremento della luminosità totale del
sole potrebbe avere contribuito almeno al 10-30% del riscaldamento
totale della superficie terrestre, che durante lo stesso periodo
è stato di circa 0,4 gradi Celsius".
Dottor Scafetta, può spiegare meglio come siete arrivati
a queste conclusioni?
Abbiamo utilizzato come dati solari la recente ricostruzione
della luminosità totale del sole fatta nel 2003 dal
gruppo ACRIM che ha progettato i monitor satellitari con cui
sono stati raccolti i migliori dati riguardo la luminosità.
Questa nuova ricostruzione solare suggerisce che la luminosità
media solare è cresciuta del 0,035% tra il ciclo 1980-1991
e il ciclo 1991-2002. Questo è importante perché
una precedente ricostruzione della luminosità solare
usata fino ad ora nei modelli climatici non presenta nessun
aumento dell'attività solare durante lo stesso periodo.
Il problema è che esiste sfortunatamente un gap tra
1989 e 1991 tra i due esperimenti ACRIM1 e ACRIM2 perché
l'esplosione della navicella spaziale Challenger nel 1986
ha ritardato molti esperimenti della Nasa. Poiché non
è stato possibile calibrare direttamente ACRIM2 con
ACRIM1, la calibrazione è stata fatta indirettamente
usando altri dati satellitari che non sono ugualmente precisi
e di conseguenza ci sono diversi problemi, e i risultati sono
diversi a seconda di come il gap ACRIM è colmato. Il
dato finale sulla possibile influenza del sole sul riscaldamento
globale l'abbiamo ottenuto attraverso uno studio fenomenologico
di come la temperatura della superficie terrestre reagirebbe
a piccole variazioni solari come i cicli solari di 11 e 22
anni".
A vostro avviso in che termini questi nuovi dati possono
influenzare i modelli climatici che si sta cercando di mettere
a punto?
I nostri risultati suggeriscono che i modelli climatici tendono
a sottostimare l'impatto che un cambiamento solare ha sul
clima. Ad esempio la sensibilità della temperatura
terreste a cicli solari di 11 anni sembra essere tra 1,5 e
il 3 volte più forte di quanto i modelli climatici
hanno predetto. Inoltre se l'attività solare è
veramente cresciuta durante 1980-2002, come il gruppo ACRIM
sostiene, dovremmo concludere che i modelli hanno riprodotto
il riscaldamento terrestre degli ultimi decenni usando dati
solari sbagliati e nello stesso tempo sottostimando la sensibilità
climatica ai cambiamenti solari. Questo logicamente implicherebbe
che i modelli sono troppo semplicistici e devono essere migliorati
in particolare riguardo ai fenomeni climatici legati al sole.
Due suoi colleghi russi, Galina Mashnich e Vladimir Bashkirtsev,
hanno scommesso sul fatto che nel prossimo decennio le temperature
terrestri riprenderanno a scendere, in concomitanza con una
diminuzione dell'attività solare. Cosa ne pensa?
Questo dipende da quanto l'attività solare diminuisce
e per quanto a lungo, e da altri fattori che non dipendono
dal sole. I dati che abbiamo ora suggeriscono che la luminosità
media solare potrebbe diminuire tra 2001 e 2012 (ciclo solare
23-24), ma nessuno sa ancora di quanto. Riguardo alla temperatura,
la questione è molto più complicata perché
il riscaldamento terrestre dipende anche da altri fattori
come il contributo umano all'incremento dei gas serra. In
conclusione, anche se l'attività solare diminuisce
un pochino, la temperatura della superficie terrestre potrebbe
continuare a salire durante il decennio perché l'effetto
solare è ritardato di qualche anno e perché
gas serra di origine umana potrebbero aumentare durante il
decennio.
Quindi il vostro studio complica il quadro, ma non assolve
l'operato dell'uomo. Secondo lei ha senso insistere sulla
politica di Kyoto?
I nostri risultati continuano a sostenere il fatto che durante
gli ultimi decenni l'attività umana potrebbe avere
condizionato il clima e causato al massimo 70-90% del riscaldamento
della superficie terrestre. Quindi non si deve sottostimare
il fatto che l'umanità potrebbe danneggiare il mondo.
Dall'altra parte il problema maggiore con il protocollo di
Kyoto è che è basato su previsioni climatiche
riguardanti i prossimi 50 o 100 anni ottenute con modelli
climatici che, se i nostri calcoli sono corretti, dovrebbero
essere rivisti perché potrebbero essere troppo semplicistici
e di conseguenza le previsioni potrebbero essere sbagliate
e troppo pessimistiche. Quindi ritengo che dovremmo essere
cauti.
(fonte news:
La Repubblica)
La redazione di megghy.com
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