Nel solco di Pegaso
alato
s'ergeva la mia anima
a cavalcar le nubi del mattino.
Ma questo fu al tempo
di deita', svanite.
Pegaso piu' non torna.
Ho imparato a guardare
l'accendersi del sole
senza rimpianti,
con la forza negli occhi
dell'esule - dal verde
del fiume natío
e dei campi lucenti -
che tante miglia ha da andare.
Forse i sogni e le fole
erano solo un dorato egoismo.
Ma non sapremmo sorriderne
senz'ombra d'amarezza.
Se ora sentiamo tra il fango e i tuguri
e la miseria degli angiporti
persino il pudore della pieta',
se non ci pieghiamo agli infelici
- noi, uomini di civilta' superiore -
è perché non sappiamo
più tendere la mano
e il cuore lacerato
come quando,
presso l 'antico fiume,
ci chinavamo a raccogliere un nido,
spento.
Ma quanti di noi
avviati a smarrire
fino il senso delle primigenie meraviglie
nelle vertigini delle atomiche follie
ripensano in segreto
all'ombra di un alato cavallo
sperdutosi oltre le nubi! |