-rotta inversa
alla tua, cosmonauta-
invano ha cercato il pensiero,
fin dove piu' remoto
potessi scrutare
le arcane sorgenti della vita,
le primigenie esplosioni della luce.
Piu' fonda e perduta d 'Antares l'alfa
del mondo.
Ci siamo incontrati
sulla stessa frontiera
-noi che avevamo percorso opposto cammino -
dinanzi all'Ignoto.
Tu, pero', cosmonauta,
luminoso di costellazioni,
io tramortito naufrago
degli abissi del Tempo.
Fin dove giunsi
-gli occhi sbiancati
come da flussi
di medianiche apparizioni -
erano magma i millenni
d'abbagliati ed erti archeosauri
tra lave roventi.
I millenni avevano boati di crateri,
di montagne da oceani impazziti,
corruganti
il volto disumano della terra.
Avevano mani di cenere
di foreste convulse
sotto la cavalcata delle folgori.
Silenzio di ghiacci
allucinanti infiniti
e rombi di immani diluvi.
Negli spelei proni
avvinghiate alle rupi
abbarbicati a radici sconvolte
l'urlo delle generazioni
della mia anima primeva, della tua cosmonauta.
Dinanzi alla notte remota
mi respinse il vento dell'Invalicabile.
E fu doma la mia ansia
alle voci buone della terra
al ritmo uguale dei giorni.
*
Al limite dei deserti dei cieli
arse sulla tua solitudine
il fuoco degli astri.
Tu eri nel Cosmo,
avamposto delle stirpi migranti,
col fiato dell'Orsa
frusciante attorno al tuo capo.
Poteva ad ogni orbita
essere per te una favola la morte
al repentino miracolo
dei tramonti e delle aurore
di la' dalla misura del tempo.
Potevi specchiarti
nelle azzurre correnti
che dal buio dell'infinito
vedevi solcare il pianeta
ov'erano occhi intenti a pensarti.
E non vacillo' la tua mente
al bagliore delle Pleiadi
sotto i muti torrenti delle galassie.
Eri il pensiero
nel vortice dei mondi.
Vedesti Iddio
benedicente in te
le stirpi migranti
e il tuo sorriso
fu quello del primo sguardo
ai primordi della vita.
Sulla stessa frontiera
tu avevi negli occhi
la certezza del domani,
quando gli uomini
parleranno un nuovo linguaggio:
di orbite e costellazioni.
Da:Favoloso e' il vento |