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Felice Mastroianni
LUCCIOLE SUL GRANTURCO


A ripensarvi miei coetanei amici
p
overi della strada del paese
col pudore di quell'umile tozzo
di pane giallo, mi sento fraterno
a voi, piu' cari oltre la morte e gli anni.

La nostra giornata
s'apri' coi padri al fronte
e le cartoline in franchigia
e mamma col latte attossicato
non buono per l'ultima creatura.

Ma un giorno il paese
fu tutto sulla piazza
con tante bandiere;
piangevano e gridavano
e s'abbracciavano come matti.

Quel giorno lo abbiamo negli occhi,
una festa improvvisa
senza rivenditori
di bancarelle colorate
che per la sagra di Visora
giungevano di notte,
chissa' da dove,
coi cavallucci di cacio e gli organini.

Quando dopo vent'anni
noi figli di quella vittoria,
noi cresciuti per gridare sempre "vittoria"
sentimmo il ritmo del sangue
battere il " passo romano" delle parate,
avevamo negli occhi
non l'umile e malinconico sorriso
delle foto dei padri con l'elmetto,
ma il lampo e lo sprezzo
della nostra imperiale grandezza.
Non tutti…
Non voi compagni
poveri della strada
che non tornaste su queste colline
ove le lucciole
s'impigliano ai capelli delle donne
tra il granturco alla luna.

Da: Quest'ombra sul terreno

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FELICE MASTROIANNI
 
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