Sbianca il viso
notturno
dei treni alle frontiere
della mia terra all'alba.
Gli scali hanno odor di marine e d'oleandri.
Chi torna,
ormai povero anche d'illusioni
s'avvia verso i monti.
Nel cuore gli ricanta mattutino
di lontani campanili,
fresco come voce di giovane sposa.
I treni che vengono a sera dal Sud
lasciano questa terra
di zagare e d'addio
e recano pei sogni
delle notti del nord
mitiche apparizioni di donne
che scendono alle fonti presso il mare:
le anfore al tramonto
han luce di conchiglie
nell'oro dei limoni.
Chi lascia questa terra d'abbandono
cerca un angolo in treno
e pensa l'ignoto volto della fortuna.
Suono di campanili
rotto dal vento della sera
come voce di pianto sulla soglia
lo segue fino ai monti lucani
ove sorge la luna.
Da:L'arcata sul
sereno |