a G. Cassinelli
Tornarono su questi colli
musiche di zufoli verdi
e azzurri disgeli
nelle fuggiasche fiumare.
Si persero nel giro degli anni
le bucoliche del mio pensiero
al vento d'un estraneo mare.
Si perse il mio dispetto montanaro
ove salpavano àncore
d 'oltre oceano, tra stupidi gabbiani
vento di marzo vento marinaro.
Ora che come navi straniere
prendono il largo
ultime primavere,
tògliti ipocondria di giorni
irrisi
a ogni svolta, d'altri
perduti al gioco della vita, ignaro
dei colpi gobbi degli scaltri;
svuòtati di rimpianti e malumori
inutile torba da stiva in disarmo;
se puoi, ritrova incanti
e leggende d'uccelli di cascate di
fiori
con un tenero ramo,
un'umile scorza di primavera.
Come se riassaporare stagioni perdute
fosse solo avventura da "spleen"
e non anche misura d 'ardua pieta'
d 'un dissacrato mito d 'anni
fraterni nella sorte
ai volatili sui varchi;
d 'una felicita', supposta o vera,
di mentite illusioni
e di smanie, d 'arsure e di folate
tra alti odori di brughiera
e in iridi lucenti d 'acquazzoni;
felici anche d 'una prima pena
d 'esuli, ma come d 'incerto albore
in dormiveglia, ai primi gridi
delle rondini, a un nuovo vento d 'ali.
Da remoti sentieri mia madre
mi tendeva le braccia,
una giovinetta, tra sonno e veglia,
come nella preistoria d 'un suo ritratto
ov' e' ferma l'immagine sua esile
e sorride alla memoria
ancora, di la' dai giorni perduti.
Da: Luna santa luna,1974
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