Reale era il mondo che tu vedevi, o
Gelaletiddin, e non qualche chimera
era immenso non creato non disegnato da non so quale
causa prima
la più bella delle quartine uscite dalla tua
bocca, dalla tua carne
non è quella che comincia con: 'l'immagine non
è che un'ombra'.
*
La mia anima è il riflesso del mondo che mi circonda
non esiste senza di lui, non matura un altro segreto
l'immagine la più remota e la più prossima
alla realtà
è la bellezza della mia donna di cui rifletto
la luce.
*
Impossibile stringere la tua immagine che resta in me
e dire che tu sei là, nella mia città,
in carne e ossa
reali sono i tuoi occhi, la tua bocca il cui miele mi
è proibito
il tuo abbandono d'acqua ribelle, il tuo biancore che
il mio labbro non tocca
*
L'immagine della mia donna un giorno mi ha parlato
'io sono e lei non è' disse dal fondo di uno
specchio.
Io colpii, lo specchio si rupe, l'immagine disparve
la mia donna stava sempre laggiù sana e salva.
*
Mi baciò: 'sono labbra reali come il mondo',
mi disse
'questo profumo viene dai miei capelli e non dalla tua
mente', mi disse
'le stelle esistono, benché i ciechi non le vedano
contemplate nel cielo o nei miei occhi', mi disse.
A Omar Kayam
'Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di
terra',
disse Kayam.
L'uomo dalle scarpe rotte passando davanti
al giardino di rose
disse: 'in questo mondo che offre più grano che
stelle ho fame
tu parli di vino e i miei soldi non bastano a comprare
il pane'.
*
'La vita fugge, godi l'istante prima del sonno senza
sogni
è l'alba, ragazzo, versa il vino nella coppa
di cristallo.'
Il ragazzo si svegliò nella sua stanza gelata
senza tendine
era la sirena della fabbrica implacabile per il ritardo.
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