Nazim Hikmet è nato a Salonicco nel 1902, da
Hikmet bey, capo dell'ufficio stampa del governo Giovane-Turco
di Talat bey, e di Aiscé Jelilé, pittrice,
coltissima e, a quanto si dice, la più bella
donna della Turchia di allora. Il nonno paterno, Nazim.
pascià, fu governatore di varie province, ma
anche scrittore e poeta in lingua ottomana, vale a dire
in una lingua, come scrive Hikmet stesso, in cui la
maggior parte delle parole erano arabe o persiane. Il
nonno materno , figlio di un nobile polacco, era militare
di carriera, ma anche filologo e storico.Nell'insieme
un clima molto favorevole, se non addirittura ideale,
alla nascita di un poeta.
Dopo il liceo a Istanbul, Hikmet passò all'Accademia
di marina, e già scriveva poesie. Pubblicò
per la prima volta a diciassette anni in una rivista.
A diciotto anni Nazim lasciò l'Accademia e scappò
in Anatolia, dove si svolgeva la guerra di liberazione
guidata dal nazionalista Mustafà Kemal, e fece
il maestro di scuola.
Nel 1921, appena diciannovenne, abbandonò il
partito kemalista. Aveva scoperto i testi di Marx e
la rivoluzione sovietica, e decise di emigrare: andò
a Mosca e si iscrisse all'Università comunista
dei lavoratori d'Oriente.
Incontrò Lenin, conobbe Esenin e Majakovskij
( che ebbe su di lui un influsso importante).Frequenta
l’università a Mosca, attratto dalla Rivoluzione
Russa e dalle sue promesse di giustizia sociale ove,
vi rimase per sette anni, tornando in patria solo per
un periodo tra il 1924 e il 1925, quando organizzò
una tipografia a Smirne, viene arrestato, colpevole
di collaborare con una rivista di sinistra. Costretto
a rifugiarsi a Mosca, solo nel 1928 Hikmet rientrò
di nuovo, clandestinamente, in Turchia. Intanto cominciavano
ad uscire numerosi i suoi libri. La sua posizione politica,
però, non piaceva affatto al governo, anticomunista,
tanto che nel 1938, dopo varie altre condanne e detenzioni
( con accuse di propaganda comunista e di complotto
contro il governo), venne processato e condannato a
28 anni di carcere. Ne scontò 12 (in una prigione
dell'Anatolia), nel corso dei quali fu colpito nel 1943
da un primo infarto.
È Pablo Neruda a raccontare come
l’amico Hikmet viene trattato durante la sua prigionia
“…accusato di aver tentato di incitare l’esercito
turco alla ribellione, Nazim è stato condannato
alle punizioni più terribili. Mi ha detto che
è stato costretto a camminare sul ponte di una
nave fino a non sentirsi troppo debole per rimanere
in piedi, quindi lo hanno legato in una latrina dove
gli escrementi arrivavano a mezzo metro sopra il pavimento…
Il mio fratello poeta ha sentito le sue forze mancare:
i miei aguzzini vogliono vedermi soffrire. Resiste con
orgoglio. Comincia a cantare, all’inizio la sua
voce è bassa, poi sempre più alta fino
ad urlare. Ha cantato tutte le canzoni, tutti i poemi
d’amore che riesce a ricordare, i suoi stessi
versi, le ballate d’amore dei contadini, gli inni
di battaglia della gente comune. Ha cantato qualsiasi
cosa che la sua mente ricordasse. E così ha vinto
i suoi torturatori.”
Nel 1949, a Parigi, una commissione internazionale
della quale fanno parte, tra gli altri, Pablo Picasso,
Paul Robeson, Jean Paul Sartre, si batte per la liberazione
di Hikmet.
uscì nel 1950, con l'aura di martire e d'intellettuale
di spicco nell'ambito della cultura comunista internazionale.
A favorire la scarcerazione fu Tristan Tzara a capo
di un gruppo di artisti e intellettuali. Rimase per
qualche mese ad Istanbul, strettamente controllato dalla
polizia.
Ben presto la sua persecuzione ricomincia più
spietata che mai. Simone de Beauvoir ricorda gli eventi
di quei giorni “Mi raccontò come nell’anno
successivo alla sua liberazione subì due attentati,
con le macchine, nelle vie di Istanbul. In seguito provarono
a costringerlo a fare il servizio militare nella frontiera
russa: aveva quasi cinquant’anni.
Costretto ad espatriare a Mosca. Il governo turco nega
il permesso alla moglie ed al figlio di seguirlo. Durante
il suo esilio ha il secondo attacco di cuore. Nonostante
le sue condizioni di salute continua a lavorare duramente,
visitando non solo l’Europa dell’Est ma
Roma, Parigi, L’Avana, Pechino. Privato della
cittadinanza turca nel 1959 sceglie di diventare cittadino
polacco. Nello stesso anno si sposa per la terza volta.
Nel 1961 compì un viaggio a Cuba.Venne più
volte anche in Italia. Il 3 giugno 1963 morì
a Mosca colpito da un infarto.
È nel 2002, in occasione del
centenario della sua nascita, il governo turco restituirà
al grande poeta Nazim Hikmet (scomparso nel '63) la
cittadinanza che gli era stata ritirata nel 1951, un
anno dopo la sua scelta di trasferirsi in Unione Sovietica,
in esilio, e dopo la condanna a 28 anni di carcere inflittagli
dal presidente Kemal Ataturk.
L'iniziativa del governo fa seguito alla petizione di
oltre mezzo milione di cittadini.
Nazim Hikmet è uno dei più grandi poeti
del ventesimo secolo, le sue opere sono state tradotte
in più di cinquanta lingue.
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