08 Aprile 2005
OMELIA Fumata bianca a San Pietro
La Chiesa ha un nuovo Pontefice
A breve verrà reso noto il nome e il nuovo Papa
si affaccerà dopo la formula di rito pronunciata
dal cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estevez: «Nuntio
vobis gaudium magnum, habemus Papam»
"Seguimì dice il Signore risorto a Pietro,
come sua ultima parola a questo discepolo, scelto per
pascere le sue pecore". Così inizia l'omelia
dei funerli di Giovanni Paolo II, letta dal card. Joseph
Ratzinger, decano del collegio cardinalizio. Ecco il
testo completo.
'"Seguimì - questa parola lapidaria di Cristo
può essere considerata la chiave per comprendere
il messaggio che viene dalla vita del nostro compianto
ed amato Papa Giovanni Paolo II, le cui spoglie deponiamo
oggi nella terra come seme di immortalità - il
cuore pieno di tristezza, ma anche di gioiosa speranza
e di profonda gratitudine".
"Questi sono i sentimenti del nostro animo, Fratelli
e Sorelle in Cristo, presenti in Piazza S. Pietro, nelle
strade adiacenti e in diversi altri luoghi della città
di Roma, popolata in questi giorni da un'immensa folla
silenziosa ed orante. Tutti saluto cordialmente. A nome
anche del Collegio dei Cardinali desidero rivolgere
il mio deferente pensiero ai Capi di Stato, di Governo
e alle delegazioni dei vari Paesi. Saluto le Autorità
e i Rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane,
come pure delle diverse religioni. Saluto poi gli Arcivescovi,
i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e
i fedeli tutti giunti da ogni Continente; in modo speciale
i giovani, che Giovanni Paolo II amava definire futuro
e speranza della Chiesa. Il mio saluto raggiunge, inoltre,
quanti in ogni parte del mondo sono a noi uniti attraverso
la radio e la televisione in questa corale partecipazione
al solenne rito di commiato dall'amato Pontefice".
"Seguimi - da giovane studente Karol Wojtyla
a era entusiasta della letteratura, del teatro, della
poesia. Lavorando in una fabbrica chimica, circondato
e minacciato dal terrore nazista, ha sentito la voce
del Signore: Seguimi! In questo contesto molto particolare
cominciò a leggere libri di filosofia e di teologia,
entrò poi nel seminario clandestino creato dal
Cardinale Sapieha e dopo la guerra potè completare
i suoi studi nella facoltà teologica dell'Università
Jaghellonica di Cracovia. Tante volte nelle sue lettere
ai sacerdoti e nei suoi libri autobiografici ci ha parlato
del suo sacerdozio, al quale fu ordinato il primo novembre
1946. In questi testi interpreta il suo sacerdozio in
particolare a partire da tre parole del Signore. Innanzitutto
questa: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto
voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate
frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15, 16).
La seconda parola è: "Il buon pastore offre
la vita per le pecore" (Gv 10, 11). E finalmente:
"Come il Padre ha amato me, così anch'io
ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Gv 15, 9).
In queste tre parole vediamo tutta l'anima del nostro
Santo Padre. È realmente andato ovunque ed instancabilmente
per portare frutto, un frutto che rimane. "Alzatevi,
andiamo!", è il titolo del suo penultimo
libro.
"Alzatevi, andiamo!" - con queste parole
ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei
discepoli di ieri e di oggi. "Alzatevi, andiamo!"
dice anche oggi a noi. Il Santo Padre è stato
poi sacerdote fino in fondo, perchè ha offerto
la sua vita a Dio per le sue pecore e per l'intera famiglia
umana, in una donazione quotidiana al servizio della
Chiesa e soprattutto nelle difficili prove degli ultimi
mesi. Così è diventato una sola cosa con
Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore. E infine
"rimanete nel mio amore": Il Papa che ha cercato
l'incontro con tutti, che ha avuto una capacità
di perdono e di apertura del cuore per tutti, ci dice,
anche oggi, con queste parole del Signore: Dimorando
nell'amore di Cristo impariamo, alla scuola di Cristo,
l'arte del vero amore".
"Seguimi! Nel luglio 1958 comincia per il giovane
sacerdote Karol Wojty'a una nuova tappa nel cammino
con il Signore e dietro il Signore. Karol si era recato
come di solito con un gruppo di giovani appassionati
di canoa ai laghi Masuri per una vacanza da vivere insieme.
Ma portava con sè una lettera che lo invitava
a presentarsi al Primate di Polonia, Cardinale Wyszynski
e poteva indovinare lo scopo dell'incontro: la sua nomina
a Vescovo ausiliare di Cracovia". "Lasciare
l'insegnamento accademico, lasciare questa stimolante
comunione con i giovani, lasciare il grande agone intellettuale
per conoscere ed interpretare il mistero della creatura
uomo, per rendere presente nel mondo di oggi l'interpretazione
cristiana del nostro essere - tutto ciò doveva
apparirgli come un perdere se stesso, perdere proprio
quanto era divenuto l'identità umana di questo
giovane sacerdote. Seguimi - Karol Wojty/a accettò,
sentendo nella chiamata della Chiesa la voce di Cristo.
E si è poi reso conto di come è vera la
parola del Signore: "Chi cercherà di salvare
la propria vita la perderà, chi invece l'avrà
perduta la salverà".
"Il nostro Papa - lo sappiamo tutti - non ha mai
voluto salvare la propria vita, tenerla per sè;
ha voluto dare se stesso senza riserve, fino all'ultimo
momento, per Cristo e così anche per noi. Proprio
in tal modo ha potuto sperimentare come tutto quanto
aveva consegnato nelle mani del Signore è ritornato
in modo nuovo: l'amore alla parola, alla poesia, alle
lettere fu una parte essenziale della sua missione pastorale
e ha dato nuova freschezza, nuova attualità,
nuova attrazione all'annuncio del Vangelo, proprio anche
quando esso è segno di contraddizione".
"Seguimi! Nell'ottobre 1978 - prosegue l'omelia
del card. Ratzinger - il Cardinale Wojtyla ode di nuovo
la voce del Signore. Si rinnova il dialogo con Pietro
riportato nel Vangelo di questa celebrazione: "Simone
di Giovanni, mi ami? Pasci le mie pecorelle!" Alla
domanda del Signore: Karol mi ami?, l'Arcivescovo di
Cracovia rispose dal profondo del suo cuore: "Signore,
tu sai tutto: Tu sai che ti amo". L'amore di Cristo
fu la forza dominante nel nostro amato Santo Padre;
chi lo ha visto pregare, chi lo ha sentito predicare,
lo sa. E così, grazie a questo profondo radicamento
in Cristo ha potuto portare un peso, che va oltre le
forze puramente umane: Essere pastore del gregge di
Cristo, della sua Chiesa universale.
Non è qui il momento di parlare dei singoli contenuti
di questo Pontificato così ricco. Vorrei solo
leggere due passi della liturgia di oggi, nei quali
appaiono elementi centrali del suo annuncio. Nella prima
lettura dice San Pietro - e dice il Papa con San Pietro
- a noi: "In verità sto rendendomi conto
che Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme
e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga,
è a lui accetto. Questa è la parola che
egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona
novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo,
che è Signore di tutti". "E, nella
seconda lettura, San Paolo - e con San Paolo il nostro
Papa defunto - ci esorta ad alta voce: "Fratelli
miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona,
rimanete saldi nel Signore così come avete imparato,
carissimi".
"Seguimi! Insieme al mandato di pascere il suo
gregge, Cristo annunciò a Pietro il suo martirio.
Con questa parola conclusiva e riassuntiva del dialogo
sull'amore e sul mandato di pastore universale, il Signore
richiama un altro dialogo, tenuto nel contesto dell'ultima
cena. Qui Gesù aveva detto: "Dove vado io
voi non potete venire". Disse Pietro: "Signore,
dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove
io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più
tardi".
"Gesù dalla cena va alla croce, va alla
risurrezione - entra nel mistero pasquale; Pietro ancora
non lo può seguire. Adesso - dopo la risurrezione
- è venuto questo momento, questo "più
tardi". "Pascendo il gregge di Cristo, Pietro
entra nel mistero pasquale, va verso la croce e la risurrezione.
Il Signore lo dice con queste parole, "...quando
eri più giovane... andavi dove volevi, ma quando
sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà
la veste e ti porterà dove tu non vuoi".
Nel primo periodo del suo pontificato il Santo Padre,
ancora giovane e pieno di forze, sotto la guida di Cristo
andava fino ai confini del mondo. Ma poi sempre più
è entrato nella comunione delle sofferenze di
Cristo, sempre più ha compreso la verità
delle parole: "Un altro ti cingerà...".
E proprio in questa comunione col Signore sofferente
ha instancabilmente e con rinnovata intensità
annunciato il Vangelo, il mistero
dell'amore che va fino alla fine".
"Egli ha interpretato per noi il mistero pasquale
come mistero della divina misericordia. Scrive nel suo
ultimo libro: Il limite imposto al male "è
in definitiva la divina misericordia" ("Memoria
e identità", pag. 70). E riflettendo sull'attentato
dice: "Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito
un nuovo senso alla sofferenza; l'ha introdotta in una
nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore...
È la sofferenza che brucia e consuma il male
con la fiamma dell'amore e trae anche dal peccato una
multiforme fioritura di bene" (pag. 199). Animato
da questa visione, il Papa ha sofferto ed amato in comunione
con Cristo e perciò il messaggio della sua sofferenza
e del suo silenzio è stato così eloquente
e fecondo".
"Divina Misericordia: Il Santo Padre ha trovato
il riflesso più puro della misericordia di Dio
nella Madre di Dio. Lui, che aveva perso in tenera età
la mamma, tanto più ha amato la Madre divina.
Ha sentito le parole del Signore crocifisso come dette
proprio a lui personalmente: "Ecco tua madre!".
Ed ha fatto come il discepolo prediletto: l'ha accolta
nell'intimo del suo essere - Totus tuus. E dalla madre
ha imparato a conformarsi a Cristo".
"Per tutti noi rimane indimenticabile come in
questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il
Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato
ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico
ed un'ultima volta ha dato la benedizione "Urbi
et orbi". "Possiamo essere sicuri che il nostro
amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre,
ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo
Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di
Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà
adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù
Cristo nostro Signore. Amen".
19/04/2005 Jorge Arturo
Medina Estevez: «Nuntio
vobis gaudium magnum, habemus Papam»
Benedetto XVI si è
affacciato dalla Loggia
Joseph Ratzinger , la biografia
RATZINGER IS POPE
08/04/05 GIOVANNI
PAOLO II: ALZATEVI E ANDIAMO
IL TESTO INTEGRALE DEL
TESTAMENTO DI PAPA WOJTYLA
Vedi la sezione dedicata al
Santo Padre
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