“Respingiamo con determinazione i tentativi,
già partiti, di screditare Giuliana Sgrena, di
metterne in dubbio le testimonianze, di rigettare con
insofferenza la sua indisponibilità a starsene
silente e compiacente. Perché la sua onestà
professionale e il suo rigetto della guerra ne fanno
un ostacolo per ogni versione di comodo o per quei cambiamenti
presi perché nulla davvero cambi”. Così
Marina Cosi, presidente della Commissione Pari Opportunità
della Fnsi sintetizza il sentimento unanime delle partecipanti
al convegno “Inviate di Pace”, tenutosi
oggi a Roma nella sede della Federazione nazionale della
stampa, per riflettere sul lavoro delle corrispondenti,
e rilanciare la mobilitazione a favore del rilascio
di Florence Aubenas e di tutti gli altri rapiti in Iraq.
In molte, durante l’incontro hanno voluto ribadire
il concetto. Maria Luisa Busi, conduttrice del Tg1,
ha sottolineato: “Non ce ne facciamo niente dell'ammirazione,
noi vogliamo prima di tutto il rispetto e lo dobbiamo
ribadire non solo l'8 marzo, ma ogni giorno”.
Loredana De Petris, senatrice dei Verdi, sostiene: “Il
linciaggio morale verso le inviate di guerra è
cominciato già da Ilaria Alpi eppure sono professioniste
che non restano negli alberghi, che rischiano e fanno
luce sulla tragica condizione di tante altre donne”.
Le fa eco la collega di partito Tana De Zulueta: “L'informazione
sulla guerra in Italia, ha sempre visto in prima linea
le giornaliste italiane. La mobilitazione per Giuliana
è stata così massiccia anche perchè
lei rappresentava, per l'opinione pubblica, tutte le
altre”. Secondo Mimosa Martini il ruolo dell’inviata
“è un mestiere degli uomini e quando a
una donna viene data l'occasione di svolgerlo, sa che
non gli è stata regalata, ci mette molta passione
e impegno. Restano però molti pregiudizi, anche
da parte dei colleghi”. Alla fine dell'incontro
Marina Cosi a nome dell' associazione ha inviato due
mazzi di mimose, “uno per Rosa Calipari, la vedova
di Nicola, alla quale la Commissione pari opportunità
della Federazione nazionale della stampa ha dedicato
un pensiero commosso. A lei e, suo tramite, all’intera
famiglia, che ha pagato il prezzo più alto per
la straordinaria scelta civile di chi ha compiuto il
proprio dovere sino in fondo. Un altro mazzo di mimose
per Giuliana Sgrena salutandone affettuosamente il ritorno
e, simbolicamente, per Florence Aubernas, ancora ostaggio
dopo oltre due mesi. Giornaliste scomode per tutte le
parti in lotta, come sempre lo è l’informazione
quando fa il proprio mestiere senza mediazioni, e ancor
più scomode per aver scelto di raccontare la
guerra dalla parte delle vittime”.
08/03/2005 19:16
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