ANATOCISMO BANCARIO: piove sul bagnato.
“ La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in
tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio
del credito.” (Art.47 Costituzione).
Voglio introdurre il tema di oggi per sottolineare la facilità
con cui si riesce a superare il dettato costituzionale, tradendo,
ancora una volta (1), la perfetta lungimiranza dei nostri
Padri Costituenti, tutti protesi a voler prevenire certi eventi
particolarmente dannosi alla collettività.
E che eventi, se pensiamo ai gravissimi e recenti scandali
finanziari, in ordine ai quali tanto inchiostro si è
consumato (vicenda Parmalat, Cirio, Giacomelli, Banca 121
etc.), ove il sistema bancario è parso più incline
alla commistione di interessi che a proteggere e conservare
la fiducia della clientela, evidenziando gravi lacune nella
catena dei controlli ad ogni livello, interno ed esterno al
mondo bancario (2) (3).
Ora, in piena emergenza e nel tentativo di rispondere alle
migliaia di risparmiatori truffati, tutti aspettiamo una nuova
legge sulla “Tutela del risparmio” che, da circa
un anno, langue nelle Aule parlamentari.
Nel mentre siamo tutti in ansiosa attesa di questa “Tutela”
garantita dalla Costituzione, un contributo immediato giunge
dalla Consulta, la quale, a Sezioni Unite, dichiara illegittimo
il decreto di sanatoria dell’ottobre 1999 inerente il
“Calcolo trimestrale degli interessi passivi”
operato dalle banche.
Fino al 1999, le banche, infatti, calcolavano gli interessi
con differenti modalità:
• Avare, quando si trattava di corrispondere interessi
attivi a favore del cliente (calcolo degli interessi su base
annuale);
• Generose, quando si trattava di incassare interessi
passivi da parte della clientela (calcolo degli interessi
su base trimestrale, il quale, capitalizzandosi, determinava,
con decorrenza dal primo giorno del secondo trimestre, il
pagamento degli interessi sull’intera somma, ovvero
interessi su interessi (anatocismo).
L’intervenuto decreto dell’ottobre 1999, faceva
salve retroattivamente le clausole di anatocismo contenute
nei contratti stipulati precedentemente, determinando una
sanatoria che, oggi, grazie all’autorevole ed atteso
intervento della Suprema Corte è stata dichiarata incostituzionale.
I contenziosi si preannunciano numerosi. Tutte le Associazioni
dei consumatori invitano la clientela a richiedere la restituzione
degli interessi presso le rispettive banche, ricordando che
il relativo diritto decade dal decimo anno successivo alla
chiusura del rapporto di conto corrente.
L’ABI (Associazione Bancaria Italiana), senza pudore,
è subito intervenuta precisando che i contratti stipulati
ante 1999 erano scritti secondo regole liberamente accettate
dalle parti. Trattasi di una posizione non nuova; anche nella
immediatezza degli scandali finanziari la stessa Associazione,
a più riprese, andava ripetendo che le banche erano
vittime, che non immaginavano i dissesti finanziari e la insolvibilità
di primari clienti, rivelatisi non più in grado di
onorare le obbligazioni verso i tanti risparmiatori.
2
Di fronte all’evidenza, emersa dalle prime indagini
dell’Autorità Giudiziaria, abbiamo invece visto
che qualche banca, ragionevolmente, ha intrapreso azioni risarcitorie
a beneficio della clientela.
Personalmente mi auguro che si possa seguire una strada transattiva
senza intasare i Tribunali (o Giudici di Pace per importi
più modesti), dimostrando in tal modo alla collettività
analoga ragionevolezza, ma soprattutto una forma di ritrovata
e reciproca fiducia, quale unico e vero patrimonio di ogni
sistema creditizio.
Come per gli scandali finanziari, come cittadino, volendo
rispondere a quel “comune sentire” mi chiedo:
c’era proprio bisogno del decreto del 1999 e, ancora
peggio, l’intervento dei nostri tanto indaffarati Ermellini,
per affermare un principio di giustizia, di legalità
e, prima ancora di razionale buon senso?
Com’ è stato possibile sostenere il contrario
per circa mezzo secolo, dall’avvento della Costituzione
Repubblicana, tanto bella quanto bistrattata e vilipesa! Continuiamo
a vedere che i fatti, il comportamento concreto, troppo spesso
tradisce i migliori principi, riducendoli a pure chimere.
Dove stavano le tante Autorità in tutto questo tempo:
Decaloghi, principi deontologici, Testi Unici, trasparenza,
concorrenza e chi più ne ha più ne metta, dov’erano?
L’occasione è storica. I nostri Parlamentari,
i nostri rappresentanti, approfittino dell’occasione
dei “lavori in corso” sulla nuova legge della
Tutela del Risparmio, per rivedere a fondo i rapporti interbancari,
cercando di restituire un equilibrio economico contrattuale
a quel “sentire comune” senza voce, ma con tanta
dignità.
Sarebbe l’unico modo, a modesto avviso del cittadino
qualunque, per non intervenire in condizioni di emergenza
continua e crescente conflittualità sociale.
Bari 13 nov. 04
Si ringrazia Giovanni Falcone per la collaborazione.
giovannifalcone@excite.it
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