Oggi ricorre il compleanno dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite (ONU), compie 60 anni. A New York, Palazzo di
Vetro, alla presenza di quasi 200 Capi di Stato e rispettive
delegazioni, c’è aria di festa, è iniziato
il solito rituale, tanto atteso quanto inutile.
Si tratta di un Organismo nato nel ’45 con le migliori
ambizioni, al termine del secondo conflitto mondiale sulle
ceneri della “Società delle Nazioni”.
Mai più “Dittatori” si disse,
nella convinta e comune consapevolezza che alla migliore delle
dittature è preferibile la peggiore delle democrazie.
Mai più a ripetersi l’esperienza del nazifascismo
di “Hitler e Mussolini”.
Manco a dirlo; i “gulag” dell’utopia comunista
della falce e martello continuarono imperterriti sotto la
guida amorevole di Iosif STALIN, le pulizie etniche in Rwanda,
i banchetti di Bokassa in Africa (conservando la testa nel
frigo, assaggiava materialmente gli avversari politici), passando
per l’Irak di Saddam Hussein, da Pol Pot o dai Kimer
Rossi della Cambogia.
Ancora oggi, il 50% della popolazione mondiale vive sotto
una dittatura quale che ne sia il colore, in spregio ai diritti
umani fondamentali e l’ONU sta li a guardare, impotente,
ignavia.
Le dittature producono guerre di puro potere, di privilegi,
sfarzi per pochissimi, ricchezze mal distribuite, benessere
per pochi eletti, miseria e povertà per la maggioranza
della popolazione.
A distanza di oltre mezzo secolo possiamo constatare che
i principi fondanti sono stati traditi nei fatti, i diritti
umani sono frequentemente calpestati da tanti Stati che pure
fanno parte ed hanno sottoscritto la Carta delle Nazioni Unite.
Con l’ultimo scandalo dell’OIL FOR FOOD (Cibo
in cambio di petrolio per aiutare il popolo iracheno durante
l’embargo imposto dopo la prima guerra del golfo), la
credibilità internazionale dell’ONU ha subito
una forte crisi di credibilità. Come sempre, come tutti,
anche l’ONU è corruttibile.
Il momento è molto difficile. Dell’ONU abbiamo
tutti estremo bisogno, soprattutto per sconfiggere o almeno
mitigare la miseria e la povertà che regna sovrana
in tanti Paesi, dove, guarda caso, proliferano dittature in
danno di intere popolazioni inermi senza voce e senza volto
che nel frattempo muore d’inedia.
Cosa fare? Nessuno ha la bacchetta magica.
Bisognerà sicuramente partire dal pretendere maggiori
e urgenti aperture democratiche da quei Paesi dove i popoli
rivendicano maggiori libertà di espressione, di religione.
Sarà anche opportuno veicolare gli aiuti ai Paesi
in via di sviluppo (c.d. terzo mondo), in modo da finalizzarli
alla realizzazione di opere infrastrutturali (scuole, strade,
ospedali, rete idriche etc.), allo scopo di ridurre l’influenza
di regimi dittatoriali nello spreco ed abuso nell’uso
di tali risorse.
Non si pretende il Governo dell’intero pianeta, ma
semplicemente lo stabilire un Decalogo di condotta democratica
alla pari di una buona Carta Costituzionale.
Voglio cogliere l’occasione per l’importante
ricorrenza per fare i migliori Auguri a questo Organismo,
affinché possa rivelarsi più utile che in passato,
per meglio contrastare le gravissime minacce che hanno caratterizzato
l’inizio del nuovo millennio.
Bari, 14 settembre 2005
giovannifalcone@excite.it
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