LA BANCA, “…tra merito creditizio &
prestito obbligazionario…”
Le risultanze investigative conseguenti ai recenti scandali
finanziari, che hanno coinvolto l’intera galassia finanziaria
mondiale (dalla vicenda Enron alla WorldCom, dalla Cirio alla
Parmalat e Giacomelli), hanno dimostrato che molti Istituti
di credito, alla valutazione del tradizionale“merito
creditizio”, hanno preferito sostituire la incentivazione
e promozione del “collocamento obbligazionario”
dei diversi Gruppi imprenditoriali.
Lo stesso Presidente della Commissione Nazionale per le Società
e la Borsa (CONSOB), in occasione del recente incontro annuale
con il mercato finanziario, con la Relazione di rito, ha testualmente
riferito:
“”I potenziali conflitti tra i diversi interessi
possono portare gli intermediari a incentivare collocamenti
obbligazionari da parte di società o gruppi nei confronti
dei quali non ritengono di incrementare la propria esposizione.””
Alla luce dei disastri finanziari vissuti, possiamo dire
subito e forse con maggiore precisione, che:
• Il conflitto di interessi nel mondo bancario, non
è stato solo potenziale, bensì concreto e permanente;
• Il collocamento delle obbligazioni emesse sul mercato
dalla Cirio, Parmalat e Giacomelli, non è stato solo
incentivato, ma anche promosso e sponsorizzato nei confronti
dei piccoli risparmiatori, in genere clienti delle stesse
Banche; diversamente, le medesime obbligazioni, per le stesse
ragioni scoperte successivamente, non avrebbero certamente
potuto trovare investitori istituzionali, nazionali o esteri,
in modo particolare, nelle grandi Banche d’affari;
• Le Banche, rinunciando alla valutazione del “merito
creditizio”, hanno di fatto rinunciato alla verifica
attenta e ponderata circa la veridicità delle scritture
contabili obbligatorie, primo fra tutte del Bilancio di Esercizio,
contribuendo, non sappiamo ancora quanto passivamente, ad
alimentare la dimensione dell’enorme danno patrimoniale
perpetrato in danno della collettività;
• Così facendo, hanno trasferito di fatto i rischi
dell’investimento obbligazionario sull’ignaro
risparmiatore, beneficiando, di converso, del duplice effetto
positivo ottenuto tanto dalle commissioni per il servizio
prestato (opera di collocazione del prodotto finanziario),
ovvero rientrando dalle diverse e già ragguardevoli
esposizioni.
La negoziazione di titoli obbligazionari con investitori
non istituzionali (comunemente denominata come clientela non
professionale), se da un lato ha facilitato ed accelerato
la collocazione, dall’altro ha contribuito in misura
significativa a favorire le Banche nel rientro di “impieghi”
su posizioni di non facile recupero (spesso anche per la elevata
concentrazione del rischio di credito), per rilevanti somme
che altrimenti andavano ristrutturate o addirittura passate
a sofferenza.
Pertanto, volendo leggere ed interpretare i fatti e le circostanze
che vanno emergendo, possiamo dire che le Banche, non solo
non hanno voluto “incrementare la propria esposizione”
(come riduttivamente, a mio sommesso parere, si è detto
nella prefata Relazione), ma sono andate ben oltre, nel perseguire
e realizzare l’intento di rientrare da esposizioni già
consolidate (obiettivo questo, realizzato grazie al ricavato
dalla vendita dei bond), per le quali, molto verosimilmente,
già sussisteva una sufficiente e reciproca consapevolezza
d’insolvenza.
Il danno d’immagine registrato dal sistema creditizio
nel suo complesso è stato notevole, e ciò ove
si considera la diffusa sfiducia fra i risparmiatori che ne
è conseguita, sulla cui entità solo il tempo,
al momento l’unico vero galantuomo rimasto in circolazione,
potrà fornirci la dimensione.
Ciò che è certo, è che il “profitto
ad ogni costo” non paga, soprattutto quando si decide
di sacrificare la fiducia del cliente, quale unico e vero
patrimonio di ogni Banca che nessun bilancio certifica, al
di là di regole e variabili, scritte o solo pensate,
auspicate o sussurrate, presenti o future, quali che esse
siano.
La Banca è, o forse mai come adesso dovrebbe tornare
ad essere, lo specchio di valori condivisi, il ritrovo di
un’etica che, se mai è veramente esistita, auspichiamo
che non sia definitivamente perduta ma più semplicemente
soltanto smarrita.
Bari 01 maggio 2005
giovannifalcone@excite.it
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