Questione morale
“”Art.329 C.p.p.: Gli atti di indagine
compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria
sono coperti dal segreto fino a quando l’imputato non
ne possa avere conoscenza e comunque non oltre la chiusura
delle indagini preliminari.””
A leggere i tanti ed autorevoli commenti sulla carta stampata
non solo nazionali (Economist, Financial Times) delle ultime
vicende di casa nostra, si resta increduli.
Tutti a parlare e disquisire sulla “Questione morale”,
come di una emergenza dell’ultima ora.
Soprassediamo sulle incombenti minacce del terrorismo islamico,
sulle vacanze insanguinate dei tanti italiani (Alberghi che
saltano per aria, aerei che cadono per un probabile carburante
inquinato etc.), parliamo solo di corruzione nella Pubblica
Amministrazione.
Dopo il ciclone di “Tangentopoli” degli anni
’90 nonchè i recenti e gravissimi scandali finanziari
- dalla vicenda Cirio alla Parmalat, dai bond Giacomelli a
quelli Argentini per finire ai Titoli della ex banca 121,
faccio fatica a comprendere le ragioni di tanta improvvisa
attenzione.
A ben guardare una motivazione di tanto interesse potrebbe
essere ricondotta alla pubblicazione delle diverse “intercettazioni
telefoniche”, aventi ad oggetto gli intrecci dell’alta
finanza tesa ad ostacolare l’ingresso di banche estere
nel sistema creditizio nazionale.
In tali conversazioni, si apprendono, dalla viva voce dei
protagonisti, fatti e circostanze che non appaiono sugli atti
ufficiali.
Banchieri che concertano, Organismi di controllo che discutono,
assecondano e privatamente riferiscono. E’ uno stillicidio
quotidiano di conversazioni pubblicate in violazione al Segreto
istruttorio, sembra ascoltare le chiacchierate a viva voce
dai diretti interessati.
Si apprende di commistioni fra controllati e controllori,
nel mentre si fatica a capire e separare l’interesse
collettivo (pubblico) da quello individuale (privato).
Nel nostro Paese, da tempo, nessuno si scandalizza più
se le “Informazioni di garanzia” si apprendono
nelle edicole dei giornali. E’ un costume, ahimè,
ormai tollerato ed ammesso nei fatti.
Processi mediatici in piazza, in spregio alla presunzione
d’innocenza di Costituzionale memoria.
Per inchieste particolari, qualche magistrato particolarmente
zelante, per scongiurare sicure fughe di notizie, secreta
gli atti in cassaforte.
Il vero problema è che non è cambiato niente.
Il malcostume impazza, le regole, a cominciare da quelle etiche,
vengono disattese.
Cosa fare?
Non ci resta che aspettare che:
1) Il Parlamento partorisca la nuova Legge
sul risparmio, introducendo il mandato a termine per il vertice
della Vigilanza bancaria, come già del resto succede
in tutti i Paesi occidentali;
2) Venga affidato il controllo sulla concorrenza
bancaria ad un’Autorità indipendente, diversa
dalla Vigilanza del sistema creditizio;
3) Vengano sanzionati i responsabili di
quegli Uffici inquirenti che sistematicamente disattendono
all’Obbligo del segreto.
Fatto ciò, cominceremo a sognare e forse a credere
di vivere in un Paese normale.
Bari, 08 agosto 2005
giovannifalcone@excite.it
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