Per promuovere l’attuale legge riguardante la “Fecondazione
medicalmente assistita”, si sono rese necessarie ben
due legislature, vale a dire un decennio di dibattito, al
quale hanno partecipato fior di parlamentari di ambedue gli
schieramenti politici.
Per evidenti ragioni, si è trattato di un provvedimento
necessario, avente lo scopo di regolamentare una materia molto
delicata che interessa la vita di ognuno di noi, almeno in
termini di principio, posto che la stragrande maggioranza
delle persone si moltiplica nel modo più naturale e
per fortuna anche piacevole.
Con questa legge, di cui oggi viene chiesta una democratica
pronuncia popolare, si tratta di aiutare quelle coppie sterili
che, per le ragioni più diverse, pur desiderandolo,
non possono avere figli.
Il Paese è letteralmente spaccato.
Alcuni dei nostri politici, pur avendola votata, hanno cambiato
idea, accodandosi a tanti altri che, anche per ragioni ideologiche
e fedeli ad una linea di bandiera, propugnano il “SI”
all’abrogazione di gran parte dell’attuale legge.
Gran parte della maggioranza di governo, giustamente, difende
la scelta di mantenere intatta la legge da poco votata, auspicando
il “NO” all’abrogazione.
Altri ancora, prima fra tutti la chiesa, propendono per l’astensione,
con il chiaro obiettivo di far fallire l’iniziativa
referendaria per il mancato raggiungimento del quorum (50%
più uno degli aventi diritto), lasciando in vigore
la legge in discussione.
In questi giorni, credo come tanti altri di voi, ho tentato
di approfondire le motivazioni di fondo caratterizzanti i
due schieramenti del “SI & NO”.
Io sono sicuramente per il progresso scientifico e quindi
immaginare di poter debellare malattie inguaribili grazie
alle cellule staminali non può che farmi piacere. Nello
stesso tempo, immaginare di confezionare un potenziale e desiderabile
nascituro secondo una formula preconfezionata di gradimento,
mi fa decisamente paura e orrore.
Lo confesso, ci ho capito poco, ho le idee più confuse
di prima. Non riesco a decidere per una scelta convinta e
consapevole, a questo punto ho deciso di non decidere, cioè
di rinunciare al voto: mi astengo.
Ad una procreazione selvaggia precedente alla legislazione
appena introdotta, sono stata stabilite delle regole che,
a molti possono non piacere, ma è meglio di niente.
Nutro la ragionevole convinzione che, dopo una prima applicazione
della neonata normativa, auspicando il fallimento dell’imminente
Referendum popolare, potrà nominarsi una Commissione
scientifica apposita con lo scopo di studiare possibili correttivi,
non certamente risolvibili con quesiti referendari di indubbia
e particolare complessità.
Qualunque potrà essere la posizione di ognuno, sono
fermamente convinto che lo spirito di una scelta debba essere
il frutto di una convinzione meditata nel rispetto della scienza
ma soprattutto della vita.
Bari, 05 giugno 2005
giovannifalcone@excite.it
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