Ripartiamo da sud di Giovanni
Falcone
Già da qualche anno, da più parti, avverto la diffusa lamentela, secondo la quale, il nostro tanto amato e bistrattato Mezzogiorno sarebbe privo di una "Banca".
Secondo tali assertori, questa è la principale anomalia del mancato sviluppo nonché il vero ostacolo per la crescita economica e sociale di tutte le Regioni meridionali e, indirettamente, dell'azienda Italia nel suo complesso.
Se è vero che il problema sollevato è in parte innegabile, posto che oltre l'80% del sistema creditizio allocato nel Mezzogiorno è rappresentato da banche del nord, è altrettanto vero che, questo territorio non è dotato delle indispensabili infrastrutture - materiali ed immateriali - capaci di attrarre investimenti della specie.
Ricordo tuttavia che, le poche banche di estrazione territoriali esistenti, registrano sofferenze sotto la media nazionale, sono ben patrimonializzate e con un buon management sicuramente in grado di competere con le restanti realtà nazionali.
Lamentare oggi l'assenza della "banca", equivale a registrare un'apparente mancanza di iniziativa imprenditoriale sul territorio. A ben guardare, sono le stesse ragioni per le quali le imprese del nord, non delocalizzano a favore delle aree meridionali, a conferma che trattasi della faccia di una stessa medaglia.
Detto questo, appare ragionevole desumere che la limitata presenza di Istituzioni creditizie nel Mezzogiorno costituisce l'effetto e non la causa che, a mio avviso, va invece ricercata nella insufficienza di investimenti pubblici sul territorio.
Infatti, la mancanza di infrastrutture materiali, come un'adeguata rete di trasporti e collegamenti (porti e aeroporti, rete viaria e ferroviaria, rete idrica etc.), ovvero immateriali, come una giustizia più efficiente, un maggiore controllo del territorio da parte delle Forze dell'Ordine per meglio contrastare la criminalità organizzata, rendono questo territorio lontano anni luce dal resto dell'Italia, per non parlare poi del contesto europeo.
Ancora oggi, ahimé, si pensa di aiutare la crescita e lo sviluppo dell'economia meridionale attraverso finanziamenti in conto capitale, ove il rischio d'impresa è unicamente a carico dello Stato.
E' una strada senza futuro, a lungo percorsa da circa mezzo secolo con risultati inesistenti o aleatori. L'esperienza maturata dovrebbe indurci a ritenere che tali aiuti pubblici servono solo ad alimentare il malaffare ed il clientelismo in danno della vera imprenditoria (1) (2) .
Il Mezzogiorno e per esso le risorse naturali quali le bellezze paesaggistiche dei territori rivieraschi e non solo, in presenza di una maggiore e più oculata visibilità dello Stato, inteso come "realizzazione di grandi opere pubbliche", potranno addirittura imporsi a livello europeo, fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, anche attraverso una destagionalizzazione della domanda, ad oggi limitata ai 30/40 giorni l'anno, incrementando il turismo d'affari, culturale e religioso.
In definitiva, se lo Stato si riappropria del suo ruolo attraverso l'esercizio propulsivo della funzione pubblica, sono moderatamente fiducioso che i "banchieri", quelli veri, seppure con qualche scalata salutare, arriveranno anche al Sud.
Bari, 16 agosto 2005
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