Ormai giunto al capolinea della propria vita, un novantenne
capostipite di una vecchia Azienda vitivinicola, in punto
di morte e con voce affaticata, rivolgendosi ai suoi quattro
figli, ebbe a dire testualmente: “”Miei
carissimi ed adorati figli, prima di morire voglio rivelarvi
un segreto che mi tormenta da tanti anni. Voglio dirvi che
il vino si ricava anche dall’uva.””
Ho ricordato questo aneddoto per dire che la verità,
molto spesso, per interessi od opposte convenienze, viene
frequentemente occultata anche per tempi illimitati.
I recenti scandali finanziari, non solo nazionali, più
di altri, hanno evidenziato in modo inequivocabile i perversi
intrecci che sovente si concretizzano fra Banca & Impresa.
La comunità internazionale è corsa ai ripari
e, nel giugno 2004, ha approvato il testo definitivo dell’accordo
conosciuto come “Basilea 2” che stabilisce, in
primo luogo, i requisiti patrimoniali minimi del mondo bancario
in funzione dei rischi assunti nell’esercizio del credito
alla clientela.
In altri termini, con tale accordo, si impone alle Banche
di migliorare la qualità degli impieghi, senza per
questo, ridurre l’esercizio del credito in danno delle
piccole e medie imprese, come da più parti paventato.
Per ottenere tale risultato, bisognerà migliorare il
rapporto fiduciario fra banca ed impresa, basandosi in primo
luogo su una maggiore e più qualificata trasparenza
dei dati di bilancio esposti in contabilità.
In tal senso, è stato introdotto il “Rating interno”
all’impresa, che terrà conto del settore economico
di appartenenza, della capacità di competere sul mercato
nel rapporto qualità/prezzo, nel management, attribuendo
un punteggio uniforme alle diverse classi di rischio.
Per le PMI, non sempre questo sistema di rating potrà
funzionare o essere sufficiente, posto che sono i fattori
legati alla figura del singolo imprenditore che in genere,
a torto o a ragione, fanno fare la differenza.
Nella situazione attuale e prima della fine del 2006, alla
cui scadenza è legata l’applicazione degli accordi
di Basilea 2, è proprio la poca trasparenza contabile
a suggerire alle banche l’opportunità di allargare
la gamma delle garanzie collaterali per dare corso agli affidamenti
richiesti, creando spesso, non poche difficoltà nell’accesso
al credito da parte dell’impresa. Stabilizzare il sistema
con una maggiore attenzione ai rischi di insolvenza dell’impresa,
valutando nel modo più obiettivo possibile il “merito
creditizio”.
Costringere la banca ad adeguare lo “Stato patrimoniale”
in funzione della propria esposizione creditizia, può
rappresentare sicuramente un metodo per una maggiore responsabilizzazione
nella gestione del credito e che in prospettiva, potranno
meglio contenere fenomeni di default nelle obbligazioni emesse
da grandi gruppi imprenditoriali.
In futuro, anche in previsione della nuova legislazione a
tutela del risparmio, si attende il pieno riconoscimento dei
Consorzi fidi da parte dell’Ordinamento, i quali, diventando
intermediari finanziari saranno sottoposti al controllo della
Banca d’Italia.
Gli effetti del nuovo accordo, avuto riguardo, in modo particolare
al ruolo dei Consorzi fidi, saranno a mio avviso tanto più
salutari ed efficaci, nella misura in cui si comprende l’importanza
di una cultura dell’etica, della trasparenza, dei controlli
- interni ed esterni - e delle responsabilità.
Diversamente, con tutto il rispetto per gli accordi di Basilea
2, ci troveremo a ripetere ai nostri figli, nella veste di
responsabili di una generazione vissuta sull’inganno,
che il “…Vino si ricava anche dall’uva.”
Bari, 14 aprile 2005
giovannifalcone@excite.it
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